
PENSIERO PER DOMENICA – XII TEMPO ORDINARIO – 23 GIUGNO
Ci sono momenti in cui la natura sembra diventare nemica dell’uomo. Nel Vangelo (Mc 4,35-41) vediamo i discepoli alle prese con la tempesta sul lago di Tiberiade. Possiamo immaginare il loro stato d’animo se ricordiamo la scena dei tre giovani abbracciati e poi travolti dal Natisone. Ma questa pagina di Vangelo sarà per molto tempo legata all’immagine e alle parole del Papa, il 27 marzo 2020, in piazza San Pietro deserta, nel pieno della tempesta del Covid-19.

«Da settimane sembra che sia scesa la sera», disse, «fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, chiamati a remare insieme, bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti». Se il Covid-19 è alle spalle, non lo sono le tempeste della vita.
La fede va in crisi non quando dubitiamo se Dio esista o meno, ma quando pensiamo che a Dio non importi di noi. La domanda dei discepoli, «Non t’importa che siamo perduti?» è una delle accuse più dure rivolte a Gesù. Anche in famiglia, fa male quando ci dicono: «Non t’importa di me?». La frase ferisce e scatena tempeste nel cuore. Ha scosso anche Gesù, che ha a cuore ognuno di noi. Infatti, salva i discepoli sfiduciati. Ma perché Gesù ha salvato i discepoli e non i tre ragazzi nel Natisone o i bambini palestinesi e ucraini uccisi dalle bombe? È la domanda senza risposta che attraversa la storia: la sfida più ardua della fede. Il dialogo tra Dio e Giobbe (Gb 38.8-11) scoraggia le risposte facilone: la vita è un mistero impenetrabile, ma non siamo soli; Dio è con noi, lotta e muore con noi.
Anno della preghiera – 21. Tra le forme di preghiera c’è gridare a Dio, porgli domande a cui non sappiamo rispondere. La preghiera, come la vita, ha momenti entusiasmanti. Ma conosce anche il buio totale, in cui possiamo solo gridare a Dio la nostra paura e disperazione. L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza, che da soli affondiamo. È il momento, dice il Papa, di «invitare Gesù nelle barche delle nostre vite, di consegnargli le nostre paure, perché le vinca». Come e quando non lo sappiamo, ma con Dio la vita non muore. O, se muore, risorge.
Lidia e Battista Galvagno
