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Per fare i miracoli Gesù ci chiede di collaborare

Pensiero per domenica – XVII tempo ordinario – 28 luglio

Iniziamo la lettura del capitolo 6 di Giovanni, che occuperà 5 domeniche. La moltiplicazione di pani e pesci viene raccontata nelle sue fasi e spiegata nei significati. I destinatari del miracolo di Gesù, come quelli del miracolo di Eliseo (2Re 4,42-44) sono poveri, si accontentano di pani d’orzo e pesciolini, attenti a non sprecarne nemmeno una briciola. I dodici canestri menzionati nel Vangelo (Gv 6,13), non sono panini sbocconcellati e poi buttati, ma pani avanzati. Il numero 12 ha un chiaro significato simbolico.

Per fare i miracoli Gesù ci chiede di collaborare
Moltiplicazione dei pani e dei pesci, da miniatura del XIV secolo (Siena, biblioteca comunale).

Quasi tutti i miracoli di Gesù sono avvenuti di nascosto o con pochi testimoni: pensiamo alla guarigione della figlia di Giairo o dell’emorroissa proposti recentemente. Qui Gesù sembra fare di tutto per alimentare l’attesa, almeno nella cerchia dei suoi discepoli. Non ci sono effetti speciali ma il semplice gesto di distribuire e di condividere. La radice del miracolo è qui: la condivisione!

 In genere Gesù fa da solo: qui cerca collaborazione. Interpella i discepoli, che rispondono con la saggia osservazione di Filippo: la paga giornaliera (un denaro!) di 200 persone non può sfamarne 5mila. Poi Andrea scova un ragazzo che aveva il cibo per la giornata e che, incredibilmente, dà a Gesù tutto! Il presupposto di tanti “miracoli” è qui. Pensiamo a certi “miracoli” della medicina: interventi al limite dell’impossibile che necessitano di persone preparatissime, che mettono a disposizione tutta la loro professionalità, frutto del lavoro di una vita! Lo stesso vale per alcuni “miracoli” in campo educativo o per la guarigione di relazioni malate: Dio ha bisogno di collaboratori.

 ANNO DELLA PREGHIERA – 26. Etty Hillesum, morta ad Auschwitz a 29 anni, prima scopre Dio dentro di sé: «Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerlo, più sovente essa è coperta di pietre e sabbia… Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo». Poi negli altri: «Ti cerco in tutti gli uomini e spesso trovo in loro qualcosa di te. E cerco di disseppellirti dal loro cuore». Infine scopre che Dio ha bisogno di lei: «Sì, mio Dio, sembra che tu non possa fare molto per modificare le circostanze attuali. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi… Tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi: cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me… Non sei tu che puoi aiutarci, ma siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi».

 Lidia e Battista Galvagno

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