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Egea / Si vuole realizzare un nuovo sbarramento sotto il Tanaro

Nella gestione del ciclo idrico nell'Albese, è Egea acque a fare la parte del leone

C'è il progetto per mettere in sicurezza gli argini del Tanaro a Clavesana e Carrù 2

ALBA Se si guarda alle aziende che gestiscono il ciclo idrico sul territorio, è Egea acque a fare la parte del leone. Il suo raggio d’azione ricade su 2.200 chilometri quadrati tra l’Albese e il Braidese, per più di 82mila utenze e 150mila residenti. In merito agli approvvigionamenti idrici, interviene l’amministratore delegato, Matteo Cantoni: «Per fortuna, abbiamo mai registrato problemi di approvvigionamento. Ci riforniamo soprattutto da pozzi nella zona del Roero, profondi oltre cento metri e pertanto non soggetti a variazioni di livello a seconda delle precipitazioni. Oltre a questi pozzi, facciamo affidamento sul Tanaro. Dalle fonti alpine, ci riforniamo in maniera limitata. In passato si pensava che queste ultime potessero essere eterne, mentre ci si è accorti che, senza l’apporto di neve, vanno in sofferenza. La percentuale di approvvigionamento dalle diverse fonti varia di anno in anno a seconda delle esigenze».

L’acqua del fiume che attraversa Alba, prima di essere immessa nei tubi, passa nel depuratore: «Elimina subito gli inquinanti superficiali. Si passa poi a un’ultrafiltrazione con valori sotto il micron, più un’ulteriore fase di abbattimento batterico».

Per le fonti alpine, Cantoni spiega che sarebbero utili bacini in grado di fermare l’acqua, così da smaltirla su un periodo più lungo, nel corso degli anni. «Il problema è che scivola tutta verso valle. I bacini sarebbero una soluzione utile anche per l’agricoltura, un’attività che consuma moltissima acqua in pochi mesi, quelli più secchi».

Il nuovo progetto

È proprio questa la strada che Egea acque ha intenzione di percorrere per il Tanaro: «Stiamo pensando a uno sbarramento, così da creare una scorta di acqua nell’alveo. Sarebbe un investimento di circa 25 milioni di euro: abbiamo individuato due posizioni possibili e ora spetterà alla Provincia e all’Aipo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po, competente anche per il fiume albese) dirci se andranno bene. L’impatto paesaggistico sarà nullo, visto che la turbina e la traversa resteranno sotto il letto del fiume. Un esempio già esistente è la centrale di Santa Vittoria, attiva da anni».

Oltre al modo per ottimizzare l’utilizzo dell’acqua, un altro problema è costituito dalle perdite: «In Italia parliamo di una quota che si aggira sul 40 per cento, cioè 40 litri persi per ogni cento litri immessi nella rete. Nella zona che gestiamo, soltanto aree limitate si avvicinano a questo dato: nella maggior parte dei casi ci avviciniamo al 25 per cento. Per migliorare la situazione, abbiamo iniziato a installare nuovi contatori con sensori per verificare le perdite».

Davide Barile

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