I Comuni della Granda sono in zona rossa per la peste suina africana

Cinghiali - foto di repertorio
Foto di repertorio

IN PROVINCIA Gli effetti della Psa (Peste suina africana) si allargano in Piemonte. La scorsa settimana l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha accertato due casi positivi in suini da allevamento a Castellazzo Novarese e San Pietro Mosezzo, in provincia di Novara.

Per limitare il propagarsi del contagio, i capi presenti nelle stalle in questione dovranno essere abbattuti. Il virus è innocuo per gli umani, ma letale per gli animali. Per quanto riguarda i cinghiali, non sono state accertate nuove positività, anche perché, in estate, l’attività venatoria è limitata agli abbattimenti straordinari. Nel 2024, sono stati cacciati 14.186 cinghiali in Piemonte, di cui 2.897 nella Granda.

Come informa il bollettino dell’Istituto zooprofilattico dell’8 settembre, i casi totali di Psa in Piemonte sono 669, 1.022 in Liguria.

In provincia di Cuneo non è stato riscontrato alcun focolaio, seppur con contagi nei Comuni ai confini come Calamandrana (4) e Spigno Monferrato (10). Ciò ha comportato l’inserimento, nei mesi scorsi, di Cortemilia, Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Saliceto e Santo Stefano Belbo in zona rossa e di un cospicuo numero di centri altolangaroli nell’area cuscinetto.

In tali zone sono in vigore regole stringenti per l’accesso alle aree boschive, con l’obbligo di disinfettare calzari e ruote. Ogni carcassa di cinghiale rinvenuta e i capi abbattuti dovranno essere, prima della macellazione, trasportati al centro dell’Asl a Gorzegno.

Il primo caso in Piemonte a Ovada

Spiega Giovanni Teppa dell’Istituto zooprofilattico: «Il primo caso in Piemonte è stato a gennaio 2022 a Ovada. Se si osserva la mappa dei contagi, si nota che i primi luoghi a essere colpiti si trovavano nelle vicinanze di autostrade. Sono supposizioni, ma si pensa sia dovuto alla presenza di cibo abbandonato dall’uomo».

Aggiunge: «Dobbiamo ricordarci che siamo noi i vettori principali. Il virus resta nel terreno per molti mesi e, se contratto, i suini vanno incontro a una morte quasi immediata, dilaniati da emorragie interne. Il nostro ente si occupa di analisi, ogni decisione è presa dal commissario straordinario nazionale. La Psa può essere debellata, ma serve tempo: in Sardegna hanno impiegato trent’anni». 

Davide Barile

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