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I tre medici di Verduno non sono colpevoli per il decesso della donna di Diano d’Alba

Ponzio: «Con soddisfazione abbiamo rilevato che le tesi dei nostri consulenti di parte sono state accolte dal consulente medico della Pm nella relazione medico legale»

Labsi, un laboratorio per formare i sanitari all'ospedale di Verduno
Foto Malò.

VERDUNO I tre medici dell’ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno non sarebbero responsabili della morte della donna di 64 anni residente a Diano d’Alba.

A. B. era arrivata al pronto soccorso del nosocomio in seguito alla rottura del femore ed era stata sottoposta a un intervento ortopedico, al termine del quale era però deceduta. La Pm Sara Paterno aveva conferito alla dottoressa specialista in medicina legale Caterina Petetta l’incarico di procedere, dopo l’esame autoptico del cadavere, per accertare mezzi, epoca e causa della morte accertando le condizioni generali della stessa e verificando le eventuali responsabilità dei sanitari.

Per i medici Lorenzo Varetto e Franco Romanazzi, consulenti di parte nominati dalla difesa dei tre dottori affidata all’avvocato Roberto Ponzio, i sanitari non avrebbero avuto alcuna responsabilità, ma la causa sarebbe da ricondurre a embolia polmonare. Una teoria confermata nei giorni scorsi dalla dottoressa Petetta.

Nella relazione si legge: «La causa di morte (risalente a marzo del 2024) sarebbe riconducibile a una insufficienza cardiorespiratoria acuta da embolia polmonare. Non si ravvisano profili di responsabilità professionale medica da parte del personale dell’ospedale di Verduno che ebbe in cura la signora B. che durante la degenza e l’intervento chirurgico agì sempre
nel rispetto della buona pratica medica clinica e assistenziale».

Al termine della lettura l’avvocato della difesa Ponzio: «Con soddisfazione abbiamo rilevato che le tesi dei nostri consulenti di parte sono state accolte dal consulente medico della pubblica ministera nella relazione medico legale che ha depositato. L’embolia polmonare rappresenta una conseguenza rara di fratture ossee e un evento non prevedibile. Confido che la vicenda venga quanto prima archiviata».

Nel procedimento penale era coinvolto anche il figlio, possibile responsabile della frattura femorale.    
e.r. 

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