
PENSIERO PER DOMENICA – XXIII TEMPO ORDINARIO – 8 SETTEMBRE
Se è lecito iniziare con una battuta, nelle nostre comunità il problema che Giacomo affronta nella sua lettera (2,1-5) appare risolto. Nelle assemblee domenicali, non c’è traccia di quella corsa ai primi posti che l’apostolo stigmatizza: celebrazioni ufficiali a parte, i primi banchi delle nostre chiese sono vuoti e disponibili! In compenso i restanti problemi evidenziati, sia dalla lettera che dalle altre letture, sono più vivi che mai.

La pari dignità tra ricchi e poveri, liberi e schiavi, cittadini e stranieri, uomini e donne era un problema ai tempi di Gesù e continua a essere un ideale da perseguire o una sfida da affrontare. Il problema attraversa tutte e tre le letture della Messa. Oltre al già citato invito di Giacomo a mettere in primo piano i poveri, Isaia (35,4-7) canta il protagonismo degli ex schiavi a Babilonia, mentre Gesù guarisce un sordomuto nella Decapoli (Mc 7,31-37), l’attuale Cisgiordania, già allora regione povera. Per tutti, in particolare per i poveri della terra, ci sono le parole di Isaia, sotto forma di invito alla speranza rivolto agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete! Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi».
Chi sono i sordi e i muti? Certo coloro che hanno questo grave handicap fisico, ma forse non solo loro. Non meno grave della sordità fisica che genera mutismo c’è la sordità spirituale. I sordi sono coloro che non odono più le voci di speranza. I muti sono coloro che non hanno più parole di speranza da condividere con le persone che hanno vicino. Oggi nel mondo attorno a noi ci sono tante persone che vivono questa sofferenza. Per di più, la cultura che ci circonda e a volte la mancanza di fede li rende incapaci anche di chiedere a Gesù il “miracolo”.
ANNO DELLA PREGHIERA / 29. La preghiera con chi e per chi non ha più voce per pregare è una sfida del nostro tempo. Abbiamo letto nel Vangelo: «Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano». Non sappiamo chi siano state le persone che hanno fatto questo servizio: verosimilmente gli amici del malato. La loro iniziativa ha reso possibile il miracolo di Gesù. Questo può avvenire anche oggi. Ci sono persone così segnate e debilitate da decenni di sofferenza che non sanno più pregare, non hanno più voce per chiedere a Gesù di intervenire. Queste persone hanno bisogno di qualcuno che preghi con loro e per loro, che li guidi verso Gesù. Imprestare ad altri la propria voce è un bel modo di pregare. Secondo il Vangelo, Gesù apprezza e ascolta quella preghiera.
Lidia e Battista Galvagno
