
ALBA La fabbrica della Supercrema è il nuovo libro di Luigi Ballerini edito dalle Edizioni San Paolo: il racconto, incentrato sulla storia d’amore tra Lino e Teresa, ruota intorno alla Ferrero dell’epoca pionieristica. Oggi Supercrema è un nome poco familiare, ma nel 1951 divenne uno dei (se non il) prodotti di punta dell’industria albese. Sostituì il Giandujot, più difficile da spalmare e soggetto ad alterazioni causate da sbalzi termici, e fu l’antesignana della Nutella, nata nel 1964.
La prima presentazione del volume è in programma nella città in cui tutto ebbe origine giovedì 7 novembre alle 18.30. Nel- l’auditorium della fondazione Ferrero, in strada di Mezzo 44, con l’autore ci sarà il critico gastronomico Paolo Massobrio.
Ballerini è un riconosciuto scrittore di libri di letteratura per ragazzi, pur considerando egli tale classificazione come una restrizione: «L’abitudine è tutta italiana, penso che i libri possano offrire diverse chiavi di lettura a seconda dell’età. La fabbrica della Supercrema è adatto dalla terza media in su». Nato a Sarzana nel 1963, di formazione medica, è uno psicanalista.
Nel 2014, con La signorina Euforbia delle Edizioni San Paolo ha vinto il premio Andersen. Sempre con San Paolo, nel 2016 si è aggiudicato il premio Fenice Europa con Hanna non chiude mai gli occhi; nel 2020 ha vinto il Bancarellina con Io sono Zero (Il castoro). Con San Paolo ha pubblicato pure Nuova pasticceria Euforbia, Il segreto dei papà, Un sogno sull’oceano, Una sorpresa per Euforbia e Il segreto delle mamme.
Nelle 208 pagine di La fabbrica della Supercrema Ballerini narra «una vicenda d’amore verosimile che inizia con l’alluvione del 1948, con le preoccupazioni dei fratelli Pietro e Giovanni Ferrero per le sorti della fabbrica, e arriva fino al 1957, quando Giovanni è appena morto e l’industria sta per approdare in Germania. Lino muore poco dopo e, nel capitolo conclusivo, compio un salto nel 1984 per parlare del figlio della coppia, anch’egli Lino, nel giorno della sua laurea con una tesi sulla rinascita albese nel Dopoguerra. Tra i ringraziamenti comparirà il nome di Michele Ferrero, attento da sempre alle esigenze degli orfani degli operai».
A fare da sfondo al racconto «c’è gente che lavora alla San Paolo e alla Miroglio, va al cinema Eden e in pasticcerie che non esistono più. Mi sono documentato attraverso numerose fonti, tra cui i libri Ferrero 1946-1996, edito dalla Direzione affari generali Ferrero, e Storia di un successo, dato alle stampe da Aeda nel 1967. Oltre ai volumi, la fondazione Ferrero mi ha messo a disposizione numerose memorie e fotografie. Ho letto molti articoli di Gazzetta d’Alba e sono riuscito a ritrovare le prediche di don Gianolio, il cappellano della fabbrica. A piedi, ho ripercorso le ideali camminate di Lino e Teresa».
La copertina «ha una grafica volutamente vintage, con il Musone in primo piano. Era l’evoluzione della Fiat Topolino e Ferrero, all’epoca, ne possedeva una flotta seconda solo a quella dell’Esercito».
Davide Barile
