Ultime notizie

Due storie di donne straordinariamente generose

PENSIERO PER DOMENICA – XXXII TEMPO ORDINARIO – 10 NOVEMBRE

Due povere vedove, sono protagoniste delle letture domenicali. Donne senza nome, ricordate per il gesto di generosità compiuto: un gesto che apre uno spaccato sul loro cuore e sulla loro fede straordinaria. La loro storia parla ancora oggi.

Due storie di donne straordinariamente generose
L’obolo della vedova, mosaico nella chiesa di Sant’Apollinare nuovo a Ravenna. Come la vedova di Sarepta, che condivide con il profeta Elia l’ultimo pugno di farina, anche nel Vangelo la donna offre al tempio tutto quello che ha per vivere.

“La solidarietà è la forza dei poveri”: questo slogan che ha segnato il Giubileo del 2000 può aiutarci a leggere la prima vicenda (1Re 17,10-16), inserita nelle storie di Elia. Mentre il profeta lotta in difesa della fede, nel Paese scoppia una carestia, che lo costringe a sconfinare nella più fertile Fenicia (Libano). Ma anche qui i più poveri morivano di fame. Solo una fede capace di accogliere la sfida dell’impossibile poteva indurre la vedova di Sarepta a condividere con il profeta l’ultimo pugno di farina. Questa fede, che si fa gesto di solidarietà, viene premiata da Dio e porta la salvezza a tre persone. È così che, anche oggi, nel mondo, i poveri sopravvivono.

Dio guarda e vede il cuore. Ce lo ricorda Gesù nel Vangelo (Mc 12,38-44). Seduto di fronte al tesoro, nel tempio, egli vede gli scribi passeggiare nelle loro lunghe vesti, ostentando devozione a Dio. Vede i ricchi che gettano manciate di monete facendo risuonare le casse di bronzo a forma di tromba. Vede quello che nessuno nota: una povera vedova che getta due monetine: quanto aveva per comperarsi il cibo quel giorno. Si è tolta, letteralmente, il pane di bocca. Gesù loda la donna perché ha letto il suo cuore. Nelle relazioni, con Dio e tra noi, conta il cuore. Ce lo ha ricordato papa Francesco nella sua enciclica, Dilexit nos: «Io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone e con Dio».

ANNO DELLA PREGHIERA – 38. C’è una preghiera che dà fastidio a Dio: gli scribi che «pregano a lungo per farsi vedere». L’esibizionismo riesce a ingannare gli uomini, non Dio, che vede il cuore. A Dio piace la preghiera in cui si realizza l’incontro tra il suo cuore e il nostro. Questa preghiera può cambiare la nostra vita. Lo suggerisce Francesco nell’enciclica: «Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga dal suo Cuore aperto».

Lidia e Battista Galvagno

Banner Gazzetta d'Alba