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Rischioso amare Dio senza amare le sue creature

PENSIERO PER DOMENICA – XXXI TEMPO ORDINARIO – 3 NOVEMBRE

Nelle letture odierne c’è il vertice e l’anima dell’ebraismo oltre alla novità di Gesù. Per dirlo con una battuta: gli Ebrei avevano già capito che amare Dio è nostro dovere, fonte inesauribile di felicità; c’è voluto Gesù per ricordarci che senza amore per il prossimo tutto questo non basta.

Rischioso amare Dio senza amare le sue creature
La rivelazione del monte Sinai, miniatura catalana del XIV secolo, ora nel museo Zemaljskij a Saraievo.

Lo Shemmà. Nella prima lettura (Dt 6,2-6) è proposta una delle pagine della Scrittura più care e importanti per gli Ebrei, la preghiera che ogni pio ebreo sa a memoria e ripete più volte al giorno: «Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze». In un mondo politeista, in cui il legame con la divinità era fondato sul rispetto e sulla paura, gli Israeliti si distinguevano per la fede in un unico Dio, che non vuole essere temuto, ma amato. Un salto di qualità, ma non esente da rischi: non è facile dire cosa significhi amare Dio, e c’è anche chi arriva a uccidere il prossimo per amore di Dio.

La novità di Gesù. Nel Vangelo (Mc 12,28-34), Gesù è coinvolto, suo malgrado, in una discussione molto viva nella cultura del tempo: gli scribi, dopo aver catalogato 613 precetti di legge, discutevano su quali fossero i più importanti. La risposta di Gesù alla domanda dello scriba è lapidaria: il primo dovere è amare l’unico Dio, ma sullo stesso piano c’è il dovere di amare il prossimo come sé stessi. Ecco la novità cristiana: l’amore al prossimo ha la stessa dignità e importanza di quello a Dio! Inoltre, stando alla parabola del buon Samaritano, chi è il mio prossimo non lo decido io e neppure una legge dello Stato: prossimo è chiunque vive una situazione di disagio, chi ha bisogno di aiuto. Una chiarificazione che non ammette scappatoie e che è entrata perfino nel codice penale (l’omissione di soccorso è un reato).

ANNO DELLA PREGHIERA – 37. Un cristiano può pregare lo Shemmà? Certo. È una preghiera che non solo ci pone in comunione con i nostri fratelli Ebrei, ma ci ricorda che la nostra comunione con Dio deve essere fondata sull’amore. E quando possiamo essere sicuri di amare Dio? Le indicazioni del Deuteronomio sono chiare e concrete: l’amore per Dio ha caratteri simili all’amore per una persona. Quando amo una persona l’ascolto, mi ricordo di lei e cerco ogni occasione per parlarle. Se amo Dio ascolto la sua Parola, mi ricordo di lui nella giornata e gli parlo, anche con una formula a memoria. Sappiamo che la preghiera cristiana può e deve andare oltre. Ma comincia da qui.

Lidia e Battista Galvagno

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