Ultime notizie

Partigiani stranieri, quando la Resistenza è storia internazionale

Resistenza, la storia è alla prova dei fatti  con Chiara Colombini
La storica Chiara Colombini.

L’INTERVISTA Chiara Colombini e Carlo Greppi con Storia internazionale della Resistenza italiana hanno aggiunto un altro frammento di valore alla storiografia sulla guerra di Liberazione. Il libro edito da Laterza rappresenta pure un’ulteriore dimostrazione di quanto ci sia ancora molto da studiare e ricercare nelle vicende dei venti mesi che portarono l’Italia a diventare una Repubblica democratica.

Il contributo di una decina di studiosi coordinato dai due curatori mette in luce motivi, modi e tempi della partecipazione alla lotta partigiana di almeno 15-20mila stranieri, già prigionieri di guerra statunitensi, britannici e del Commonwealth, oppure sovietici, di Paesi dell’Est Europa o dell’Africa, ebrei stranieri, financo tedeschi.

Partigiani stranieri, quando la Resistenza è storia internazionaleE francesi, come un mito della Resistenza nell’Albese, Louis Chabas Lulù, o diversi membri dell’Islafran, la formazione garibaldina oggetto di uno studio di Ezio Zubbini del 2015, dove militavano insieme a italiani e slavi. «Il riferimento alla ricerca di Ezio è molto presente, la sua pubblicazione ha contribuito a rilanciare l’attenzione sulla presenza di stranieri nella Resistenza», ricorda Colombini.

Come arrivavano i tedeschi ad aderire alla Resistenza?

«Riuscire ad arrivare a comprendere le motivazioni dei singoli combattenti è difficile. I tedeschi che disertavano per unirsi alle formazioni dei partigiani sapevano che, se catturati, sarebbero morti male. Nel loro caso, come per i soldati di altre nazionalità aggregati alla Wehrmacht, va tenuta in conto la possibile ricerca di una via di salvezza. E c’è una distinzione tra chi compie la scelta di disertare per unirsi alla Resistenza pochi mesi o giorni prima della fine della guerra e chi lo aveva fatto quando le forze partigiane erano in difficoltà. In ogni caso, le prospettive retoriche e le semplificazioni sono da evitare».

I sovietici furono una parte importante del partigianato straniero.

«Erano in larga parte soldati dell’Armata rossa catturati sul fronte orientale. Sappiamo bene che, nella scala di valori nazista, gli slavi erano considerati appena un gradino sopra gli ebrei. Subivano condizioni di prigionia durissima, arruolarsi nella Wehrmacht diventava una questione di sopravvivenza, pur sapendo di aggregarsi a chi aveva devastato il proprio Paese. Nello specifico, i russi bianchi furono uniti alle truppe impiegate nei rastrellamenti contro le bande partigiane e suscitarono panico nella popolazione per la loro brutalità. Nelle carte dell’archivio di Nuto Revelli ho trovato gli interrogatori dell’Ost bataillon 617, stanziato prima a Susa e poi a Cuneo. Piccoli e grossi nuclei di disertori arrivano da quel reparto, non solo russi ma pure cecoslovacchi e polacchi».

Chiara Colombini sta lavorando al diario del partigiano torinese Pedro

Secondo Chiara Colombini, di grande interesse è «il ruolo degli stranieri all’inizio della Resistenza. Sono soprattutto prigionieri fuggiti dopo l’8 settembre, come i francesi di Fossano o il cospicuo numero di jugoslavi nelle Marche e in Umbria. Alcuni di questi ultimi erano già partigiani nel loro Paese; molti sono internazionalisti convinti, altri meno. Sono comunque determinati a partecipare alla Resistenza e, soprattutto se si considerano i numeri esigui, la loro influenza è fondamentale».

Il prossimo lavoro di Chiara sarà dedicato al diario del partigiano torinese Pietro “Pedro” Ferreira – comandante Gl fucilato a Torino nel gennaio ’45, medaglia d’oro – pubblicazione voluta dall’Istoreto: «È un documento bellissimo, che Raffaele Cadorna aveva già proposto su Riscossa nel 1948, seppur parzialmente. Nel libro integreremo quanto scritto da Pedro e le informazioni che fornisce con delle note per spiegare il contesto. Il risultato sarà una cronaca della Resistenza nel Paese, minuto per minuto, che servirà a far comprendere l’evoluzione nel tempo delle scelte e degli atteggiamenti».  

Davide Barile

Banner Gazzetta d'Alba