
RICONOSCIMENTI La storia di Vincenzo Sibilla è strettamente legata ad Alba. Nato a Torino nel 1947 da padre garessino e madre di Costa d’Oneglia, «dopo la laurea al Politecnico prestai servizio militare nel genio ferrovieri. Era ferroviere già mio padre, il quale, nei tempi prima della guerra, fu uno degli operai che costruirono le ferrovie dall’Asmara verso le altre zone dell’Eritrea».
Terminata la naia, «insegnai un anno alle scuole serali dell’Itis di Moncalieri. Contemporaneamente mi mossi alla ricerca di un altro lavoro e iniziai come consulente alla Morando impianti di Asti. Fui in seguito assunto alla Fiat e vi rimasi per cinque anni, per poi trasferirmi definitivamente alla Ferrero nel 1983».
Un grande passo, inferiore soltanto al matrimonio avvenuto l’anno prima. «Mia moglie faceva l’insegnante e, due anni dopo, è nato nostro figlio. Abbiamo una nipote di tre anni e mezzo ma vive a Londra con i genitori, la vediamo la maggior parte delle volte in videochiamata». Dopo il primo anno alla Ferrero, «periodo in cui iniziai a respirare aria di cioccolato e Tic tac, mi nominarono responsabile dello stabilimento di Pozzuolo Martesana. Dal 1990 ho occupato lo stesso incarico ad Alba».
Tra le esperienze più toccanti ci fu l’alluvione del 1994, «la fabbrica fu sommersa dal fango e grazie allo straordinario impegno dei dipendenti riuscimmo a ripartire in quindici giorni. Dal 1999 fino al 2013, anno della pensione, sono stato direttore di tutti gli stabilimenti del gruppo. Per due anni ho avuto la responsabilità di gestire le sorpresine delle uova Kinder». Oggi Vincenzo ha diverse passioni, «mi concedo qualche viaggio e, a Magliano Alfieri, coltivo un pezzetto di terra con alberi da frutto, arbusti e fiori. Siamo tornati a Torino per stare vicino a mia suocera, che la scorsa settimana ha compiuto novant’anni. Ogni tanto, con i vecchi colleghi, ci ritroviamo per un pranzo».
A Novello la consegna delle targhe celebrative
La Federazione italiana maestri del lavoro raggruppa, dal 1956, gli insigniti della Stella al merito del lavoro, onorificenza concessa direttamente dal presidente della Repubblica per, recita la motivazione ufficiale, «premiare singoli meriti di perizia, laboriosità e buona condotta morale dei lavoratori dipendenti da imprese pubbliche oppure private».
Nella Granda i maestri del lavoro sono oltre trecento e il consolato provinciale, guidato da Umberto Bona, ha sede in una sala della fondazione Ferrero. A maggio, con una cerimonia al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, se ne sono aggiunti nove, tra cui Alessandro Carbone di Diano e Anna Maria Pistone di Alba, dipendenti Ferrero, e Valter Manzone di Bra, collaboratore di Gazzetta e per oltre quarant’anni insegnante ai Salesiani di Bra.
I maestri cuneesi si sono ritrovati per l’annuale assemblea sabato 30 novembre al castello di Novello. Con l’occasione è stato fatto il punto sulle iniziative dell’anno in corso e quelle in progetto per il 2025. Tra queste rientrano le visite dei maestri nelle scuole superiori per parlare della propria esperienza lavorativa, cui seguono incontri finali direttamente nei grandi stabilimenti industriali della provincia.
Prima del pranzo, ai soci che hanno maturato vent’anni di iscrizione sono stati consegnati i crest, ossia le targhe in legno con la riproduzione in rilievo dello stemma del sodalizio. L’elenco comprende i cuneesi Francesco Armando, Irene Bagnasco, Renato Gillio Tos e Francesco Tempesti, insieme con Vincenzo Sibilla, torinese per anni direttore dello stabilimento Ferrero nella capitale delle Langhe.
Davide Barile
