PENSIERO PER DOMENICA – PRIMA TEMPO ORDINARIO – 19 GENNAIO
Il miracolo di Cana, proposto alla riflessione nella Iª domenica del Tempo ordinario, è nel Vangelo di Giovanni (2,1-11), ma ci offre una chiave di lettura del Vangelo di Luca su cui rifletteremo lungo l’anno. Ci fa capire che Gesù non solo ci aiuta a sopportare le fatiche e le sofferenze della vita, ma desidera per noi una gioia in pienezza.
Un Messia che “perde tempo” a fare festa. Il matrimonio, al tempo di Gesù, non era un evento privato, da celebrare nel chiuso di una famiglia, ma una festa di popolo; vi partecipava tutto il villaggio e potevano unirsi anche persone lontane o ospiti occasionali. In effetti, nel Vangelo non si parla di una parentela con gli sposi di Gesù e dei discepoli. La Bibbia ci suggerisce il senso di questa presenza. Un banchetto di nozze, come indicato dalla prima lettura (Is 62,1-5), ha un chiaro significato messianico: l’incontro d’amore tra Dio e il suo popolo viene spesso raffigurato con l’immagine delle nozze. Gesù, partecipando a un banchetto nuziale, rivela la sua identità di Messia, venuto a portare agli uomini pienezza di vita e di gioia.

Maria l’ha capito per prima. Il miracolo di Cana rivela il ruolo di Maria nella storia della salvezza: aiutare a conoscere e seguire Gesù. Certo esprime anche sollecitudine e attenzione ai nostri bisogni: non è un caso se questo è l’unico miracolo chiesto, o meglio suggerito, da Maria. Ma il ruolo di Maria va oltre ed emerge dalle parole che rivolge ai servitori incaricati di servire il vino: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Parole importanti, all’inizio di un anno in cui ascolteremo tante parole di Gesù. Sarebbe bello se queste parole, ogni domenica, concludessero la proclamazione del Vangelo nella Messa. Maria ci ricorda lo scopo ultimo della lettura-meditazione del Vangelo: fare quanto suggerito da Gesù.
Un miracolo “inutile”? Siamo un po’ spiazzati da un Gesù che regala un supplemento di vino (non alcune bottiglie ma circa 600 litri!) a persone che stanno partecipando a una festa di nozze e che hanno già svuotato la cantina. È più facile capire un Gesù che ascolta le suppliche di un malato o asciuga le lacrime di chi piange la morte di una persona cara. Il miracolo di Cana, non chiesto da nessuno, ma soltanto suggerito da Maria, non è però meno prezioso: la trasformazione dell’acqua in vino rivela non tanto la potenza di un essere superiore quanto l’amore di un Messia che viene a portare la gioia messianica. Gesù è contento se noi facciamo festa. Proprio per questo è Messia atipico, ma tremendamente affascinante.
Lidia e Battista Galvagno
