PENSIERO PER DOMENICA – TERZA TEMPO ORDINARIO – 26 GENNAIO
Come nelle grandi feste si tende a mettere in tavola il cibo migliore, in grande quantità, così nella domenica della Parola, c’è un’abbondanza di Parola: le letture della Messa sono molto belle, ricche e… lunghe! È impossibile commentare (mangiare) tutto. Ci limitiamo ad alcuni assaggi.

Nel libro di Neemia (8,2-10) abbiamo la prima festa della Parola. Siamo a Gerusalemme, nel 445 a.C. Su espresso invito dal sacerdote Esdra, rientrato in patria 12 anni prima, era arrivato a Gerusalemme Neemia, un dignitario di corte, promosso governatore, con il compito di curare la ricostruzione del tempio. L’opera era iniziata 90 anni prima, ma poi si era arenata. Gli israeliti rientrati avevano rimesso in piedi un altare per offrire sacrifici, ma tutto intorno era ancora un ammasso di macerie. Neemia chiama tutti a raccolta: vengono completate le mura, erette alcune abitazioni, fatti ripartire i lavori nel tempio, ma soprattutto la città si dà leggi che garantiscono la giustizia. A questo punto può partire la festa: la Parola viene letta «sulla piazza… dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno» e spiegata «a brani distinti». Poi c’è l’invito a continuare la festa nelle case: «Mangiate carni grasse e bevete vini dolci… Non vi rattristate perché la gioia del Signore è la vostra forza».
Il programma di Luca (1,1-4). L’autore del terzo Vangelo, imitando i grandi storici greci, illustra il metodo seguito: «ricerche accurate» in vista di un «resoconto ordinato», per fondare la storicità di Gesù e della sua vita. Il Vangelo riporta «avvenimenti compiuti in mezzo a noi», ordinati secondo un criterio cronologico e storico-geografico. Questi testi, garantiti da testimoni, sono stati e sono ancora la base e il fondamento della nostra fede. La domenica della Parola ci invita a ricordarlo.
Il programma di Gesù (Lc 4,14-21) viene annunciato solennemente nella sinagoga di Nazareth. Gesù, come aveva fatto secoli prima Neemia, annuncia «un anno di grazia del Signore» e chiarisce le sue scelte programmatiche: è venuto per tutti, in particolare per i poveri, i prigionieri, i ciechi, gli oppressi… La scelta di Gesù deve ispirare i comportamenti delle comunità cristiane. In esse ognuno ha un suo compito e deve fare la sua parte. Lo ricorda Paolo ai Corinzi (1Cor 12,12-30): la comunità è come un corpo con molte membra, diverse tra loro ma tutte importanti: «Voi siete il corpo di Cristo e ognuno secondo la propria parte». Se un membro manca, tutto il corpo ne risente.
Lidia e Battista Galvagno
