
ALBA Per i sessant’anni dalla morte di Pinot Gallizio, nella Notte europea dei musei del 13 maggio scorso, il centro studi Beppe Fenoglio propose un percorso a tappe nel centro storico volto ad approfondire le varie anime dell’eclettico artista albese.
Una simile iniziativa sarà riproposta sabato 15 febbraio: la data scelta è prossima ai giorni di nascita, il 12 febbraio 1902, e della morte, sopraggiunta il 13 febbraio 1964. Per l’organizzazione, il centro studi si è avvalso della collaborazione con Nuove rotte e il museo Federico Eusebio. Il sostegno economico deriva dal contributo che la fondazione Crc ha erogato per il progetto “Pinot, l’alchimista. Dal racconto al gesto. Omaggio a Pinot Gallizio”.
Il titolo della giornata è “Pinot Gallizio, l’uomo di Alba”: tale definizione è di Willem Sandberg, allora direttore dello Stedelijk museum di Amsterdam. Lo stesso Sandberg scrisse: «Dopo la visita ad Alba qualche settimana fa ho avuto un vero e proprio shock: l’uomo e l’opera sono la stessa cosa».
Il programma della giornata inizierà con una parte dedicata ai più piccoli. Alle 16, in sala Vittorio Riolfo, il collettivo Scirò proporrà lo spettacolo Pinot, l’alchimista. Dal racconto al gesto. Mezz’ora dopo, terrà un laboratorio d’arte per i bambini dai sei agli undici anni. Nel ricordo della pittura industriale teorizzata da Gallizio, i partecipanti dipingeranno un lungo rotolo di tela e, al termine, ne porteranno a casa un pezzo. Per lo spettacolo la partecipazione è libera, mentre chi vorrà prendere parte al laboratorio dovrà scrivere a prenotazioni@beppe fenoglio22.it specificando il numero dei bambini e l’età.

Rosita Pepe, artista del collettivo insieme a Marta Salomone, descrive così lo spettacolo: «Sarà una lettura teatralizzata in cui, tramite il nostro stile che coniuga il teatro danza e il teatro di narrazione, racconteremo le varie anime di Gallizio, pittore, archeologo, inventore di profumi e della pittura industriale. Per l’ideazione ci siamo basate sul materiale d’archivio presente al centro studi. Pinot era un personaggio stimolante ed eclettico che aveva la capacità di trattare le diverse arti. Con la moglie faceva parte di un gruppo di teatro i cui attori si incontravano alla Maddalena per le prove». Durante l’esordio di Pinot, l’alchimista a maggio, «abbiamo notato che i bambini sono molto stimolati dal racconto su Gallizio. Per quanto riguarda il laboratorio, sia la pittura sia i tagli saranno effettuati in maniera spontanea. Quasi come una danza, come diceva lui stesso». Nelle prossime settimane, il collettivo riproporrà la doppia esperienza con gli alunni delle quinte elementari albesi.
La parte della giornata di sabato 15 riservata ai grandi prevede, sulla falsariga dell’anno scorso, un percorso per la città in cui si approfondiranno i diversi interessi di Gallizio. I partecipanti potranno muoversi liberamente, grazie all’ausilio di una Mappa situazionista, dalle 18.30 alle 20 e dalle 20.30 alle 22.30. A fare da ciceroni saranno gli studenti del liceo artistico e dell’Enologica, istituto nel quale Gallizio tenne il corso di aromateria. In sala Beppe Fenoglio, luogo in cui sono conservate Le fabbriche del vento, e nella galleria Il busto mistero di via Pertinace, dov’è esposta l’opera Entrelac del cigno, i ragazzi dell’artistico parleranno del Gallizio artista libero.
Al centro studi Beppe Fenoglio sarà approfondito il Gallizio partigiano e politico, mentre nella canonica della chiesa di San Giovanni, davanti al giardino di erbe aromatiche a lui intitolato, gli alunni dell’Enologica si occuperanno del Pinot aromatiere e insegnante.
L’unica tappa in cui andranno rispettati gli orari di visita, alle 19 e alle 21, sarà il museo Eusebio. Qui si parlerà del Gallizio archeologo. Luisa Albanese, direttrice del museo, racconta: «Il suo interesse per l’archeologia, e in particolare per la preistoria, nasce dopo aver ereditato parte della biblioteca di Gian Battista Traverso, ingegnere minerario che identificò la presenza dell’insediamento Neolitico di Alba. Era anche molto amico di Nino Lamboglia. Le ricerche di Gallizio si concentrano tra gli anni Quaranta e Cinquanta soprattutto nelle cave per l’estrazione di argilla alla Moretta, nell’attuale piazza Cristo re e nell’area tra il cimitero e corso Piave. Gallizio raccolse manufatti risalenti a Neolitico, età del bronzo e del ferro, tra cui: macine e macinelli litici, punte di asce e scalpelli in pietra verde, strumenti in selce, manufatti in ceramica. A lui si deve il merito di aver preservato nel museo i reperti della storia locale».
d.ba.
«Fu tra i fondatori della scuola di politica con Natale Bussi»
Le tappe di “Pinot, l’uomo di Alba” saranno arricchite da proiezioni di videointerviste realizzate dal centro studi Beppe Fenoglio in occasione del centenario della nascita dell’artista. Spiega la direttrice Bianca Roagna: «I protagonisti sono coloro che conobbero Pinot, tra i quali ci sono Ettore Paganelli, Nando Vioglio, Antonio Buccolo e Massimo Martinelli. Dalle loro parole, piene di aneddoti entusiasmanti, viene fuori quanto la cultura posseduta da Gallizio abbracciasse davvero tutti i campi. Era un uomo rivoluzionario, che però alla domenica, vestito a festa, andava a Messa in San Damiano con tutta la famiglia».

Con Paganelli «è emerso che Gallizio fu uno dei fondatori della scuola di politica della Democrazia cristiana insieme a don Natale Bussi. Vi partecipava pure Teodoro Bubbio, che al sabato, quando tornava da Roma, raccontava l’esperienza all’Assemblea costituente. In seguito Gallizio, che tra le sue idee aveva già la pedonalizzazione del centro storico, passerà al Partito comunista, esperienza comune a molti in quel primo Dopoguerra. Continuerà però a discutere con tutti, elogiando o criticando con forza gli atti politici dei colleghi». Gallizio si definì “Re degli zingari” e promosse, nel 1956, un campo nomadi albese pensato con l’architetto Constant Nieuwenhuys, nucleo teorico dell’utopia urbana di New Babylon. «Sapendo di parlare con persone che basavano la propria cultura sull’oralità e non sulla scrittura, chiese ad Aldo Agnelli di accompagnarlo mentre stringeva accordi con i capi locali. Le fotografie costituivano la prova dell’intesa».

Nell’intervista a Martinelli «si capisce quanto il professor Gallizio fosse amato dai suoi allievi. Aveva una conoscenza enciclopedica delle erbe di Langa e fu il primo a teorizzarne un uso commerciale. I suoi insegnamenti hanno aperto la strada a quanto fatto in seguito da Oreste Cavallo, che purtroppo non abbiamo potuto intervistare per motivi di salute. Ho il rammarico anche per non aver potuto parlare di Pinot con Michele Chiarlo, morto nel 2023».

Gallizio «pensò che, nelle Langhe, fosse particolarmente adatta la coltura del ginepro. Se si considerano le produzioni di gin sorte negli ultimi anni, il suo insegnamento è attuale. Martinelli stesso, enologo di vaglia, dice di aver avuto un gran vantaggio professionale nel frequentare il suo corso. In un’epoca in cui la scuola aveva un’impostazione rigida, lui era già un amico degli alunni. Li coinvolgeva anche negli scavi archeologici e organizzava serate per approfondire i più disparati temi. E alla scuola Enologica i ragazzi hanno trovato alcune boccette catalogate proprio da Gallizio».
Davide Barile
