PRESENTAZIONE Roddi. Storia di una comunità dalle origini al Settecento, edito nel 2020 e frutto della ricerca condotta da

, autore di decine di pubblicazioni di storia locale, e Riccardo Corino, roddese, per tredici anni direttore di Banca d’Alba e ora responsabile di mercato di Iccrea.
Le oltre 400 pagine sono arricchite da duecento immagini, documenti e testimonianze della storia di Roddi dalle prime tracce preistoriche fino al- l’ultima presenza signorile. «Sono temi che mi appassionano da sempre, da tempo avevo recuperato il materiale dagli archivi ma soltanto nel periodo del Covid-19 ho trovato il tempo di scrivere», spiega Corino. «Per un novizio come me, la collaborazione con il maestro è stata un’esperienza gratificante e molto educativa. Da mezzo secolo Baldassarre Molino offre con rigore e generosità la sua profonda competenza storica per unire le tessere che costituiscono la storia del nostro territorio».
Il libro sarà presentato domenica 16 febbraio alle 17.30 nelle antiche cantine municipali di Verduno. Corino sarà introdotto da Camillo Galeasso, mentre Laura Della Valle leggerà alcuni estratti.
«Con piacere ho accolto l’invito della sindaca Marta Giovannini per dispiegare il filo che da un millennio tiene legate le vicende dei due paesi. Tutto parte dal 980, quando Roddi e Verduno entrano insieme nella storia documentata, accomunati nell’atto di donazione del chierico astigiano Guido a favore dell’abbazia di Breme, in Lomellina». Le comunità locali «sono il punto focale della ricerca, molto vivaci e pure temerarie nel sostenere le proprie ragioni. Come nel 1197, quando entrambe convergono in Alba, stringono un patto collettivo e richiedono la cittadinanza albese per ripararsi dalle angherie del vescovo Ogerio. Uno spirito comunitario che si conferma forte e coeso anche nei secoli successivi, come testimoniano le numerose istanze sostenute con vigore nei confronti dei signori feudali».

Nonostante la solidarietà dimostrata nei momenti difficili, la vicinanza dei due paesi «ha costituito innumerevoli motivi di attrito, per la maggior parte riconducibili a questioni legate al Tanaro. Roddi e Verduno si sono disputati, fino a qualche decennio fa, l’utilizzo dell’acqua del fiume che, deviata nelle bealere e nei canali, era destinata per irrigare i campi o alimentare i mulini costruiti a valle». Le beghe si sono verificate pure con l’altra sponda con vertenze «nei confronti delle comunità di sinistra Tanaro, come Pollenzo, Santa Vittoria e Monticello», per il possesso dei terreni dopo le ricorrenti mutazioni dell’alveo».
Roddi e Verduno entrano nella storia assieme, e i loro destini si intrecceranno di nuovo a metà Ottocento: «Carlo Alberto acquista nell’ottobre del 1836 il castello di Roddi e, pochi mesi dopo, quello di Verduno, legato alla tenuta reale di Pollenzo. E con il passaggio ai Savoia si chiude il plurisecolare periodo signorile di Roddi e la storia narrata nel libro».
Davide Barile
