
PENSIERO PER DOMENICA – PRESENTAZIONE AL TEMPIO – 2 FEBBRAIO
La Presentazione di Gesù al tempio è una festa che, liturgicamente, viene prima del Tempo ordinario. Quest’anno poi acquista un significato ulteriore con la concomitante celebrazione della Giornata per la vita, il cui tema è: “Trasmettere la vita, speranza per il mondo”. Proponendo questo tema, papa Francesco sembra l’unico leader a essere consapevole che una società che pensa più a godersi che a trasmettere vita è condannata al declino. Quando manca la vita è come quando manca il sangue: serve una trasfusione! Come dire, per esempio, che senza immigrati, per le nostre società non c’è futuro. Certo, come nelle trasfusioni, servono protocolli rigorosi. Ma torniamo alla festa.
Il significato della Presentazione. Lo ricaviamo dal Vangelo (Lc 2,22-40) ed è duplice. Per gli ebrei, presentare i primogeniti al tempio e riscattarli con un’offerta (secondo le disponibilità della famiglia) significava riconoscere che la vita è dono di Dio. L’offerta di un animale era un modo simbolico di ricambiarlo. Al tempo della composizione del Vangelo, la festa aveva assunto un significato pasquale: l’offerta di Gesù al Padre è un preludio dell’offerta sulla croce. Anche le parole di Simeone a Maria si comprendono solo pensando alla scena di Maria ai piedi della croce. La festa dunque getta una duplice luce: sul mistero della vita e sul mistero di Gesù.
L’incontro con Gesù riconcilia anche con la morte. La preghiera del vecchio Simeone è la preghiera che ognuno di noi sogna di poter recitare alla fine di una vita lunga e piena. È la preghiera del saggio, per cui la morte non ha più l’aspetto del nemico che rapisce la vita, ma del porto che ci accoglie al termine di un lungo viaggio. «Ora puoi lasciare, Signore che il tuo servo vada in pace… perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza»: solo chi ha incontrato Gesù può pregare così.
La presbiopia non è una malattia. L’ultima persona menzionata, nella presentazione al tempio è Anna, con i suoi 84 anni, “ben portati”, se è vero che viveva ancora nel tempio, servendo Dio. Come tutte le persone anziane è presbite: vede meglio le cose lontane! Anche di fronte a Gesù bambino “vede” in qualche modo quello che diventerà. Mentre i giovani – anche i giovani genitori Maria e Giuseppe – sono realisticamente attenti alle difficoltà del presente e del futuro prossimo, gli anziani riescono a guardare avanti. Divisi però in due categorie: gli inguaribili pessimisti e i super ottimisti. Anna, grazie alla sua fede, appartiene al secondo gruppo. Abbiamo bisogno di anziani così, di anziani che sappiano parlare ai giovani con speranza!
Lidia e Battista Galvagno
