
Tutte è un progetto speciale di Gazzetta d’Alba per la Giornata internazionale della donna: due redattrici e quattro collaboratrici del nostro giornale hanno raccontano altre donne, le cui storie hanno un significato: chi ricopre o ha ricoperto ruoli sul nostro territorio, chi ha lanciato iniziative innovative, chi segue strade inaspettate o chi ha semplicemente un vissuto da condividere.
Valentina Sandroni, avvocata albese da anni a fianco dell’associazione Libera
«Avevo il sogno della Magistratura ma poi, con la pratica forense ho capito che fare l’avvocato era la mia vera passione». La storia di Valentina Sandroni inizia a Castiglione Falletto, poi transita al liceo scientifico Cocito di Alba fino alle aule dei Tribunali di Alba, Asti e Torino.
Nel frattempo Valentina si avvicina anche al mondo dell’associazionismo conosciuto negli ultimi anni dell’università aderendo a Libera, l’associazione antimafia fondata nel 1995 da don Luigi Ciotti. «Dopo la laurea attendevo l’uscita del concorso e nel frattempo ho iniziato, senza grandi aspettative, la pratica forense scegliendo il Tribunale di Alba. Un luogo più piccolo rispetto a Torino dove il lavoro era comunque tanto».
Dagli anni torinesi Valentina torna con un grande bagaglio portando nella sua città natale anche Libera, e qui, tra il 2007 e il 2008 fonda il presidio intitolato a Mauro Rostagno. Intanto inizia l’intensa attività tra gli studi della città. «Sono stata molto fortunata. Dal punto di vista lavorativo Alba mi ha dato molto. La prima esperienza è stata in uno studio di avvocati molto giovani, mi hanno trasmesso la passione e dato consigli importanti. Poi sono passata a una realtà molto diversa. Era uno studio più grande dove ho avuto la possibilità di avere una formazione significativa», spiega.
E poi la svolta, mentre Valentina entra ed esce dalle aule di tribunale, a Torino inizia il processo Minotauro (per le presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte). È il 2012, Valentina è sempre più vicina a Libera e conosce Enza Rando, avvocata fidata di don Ciotti, con cui segue l’iter per la costituzione a parte civile di Libera al processo che sta andando in scena nelle aule del palazzo di giustizia del capoluogo.
«Un’esperienza unica che mi ha fatto crescere molto. Negli anni successivi mi sono dedicata completamente alla professione. Mantenendo il mio impegno in Libera dove seguivo il progetto Sos giustizia per le vittime di usura ed estorsione». Sempre con Libera Valentina Sandroni ha studiato le carte dei processi Carminius, Fenice, Barbararossa. Nel frattempo da Alba, dove apre uno studio associato, assume il ruolo di referente per la provincia di Cuneo dove resta il punto di riferimento per circa dieci anni. Poi si apre un altro capitolo, Valentina si avvicina al mondo dello sfruttamento lavorativo, una piaga che sempre più sta interessando la nostra zona, accanto a Flai Cgil e a due lavoratori, diventa parte attiva nel processo Momo a Saluzzo.
Ed ecco che le carte si mescolano un’altra volta al lavoro, ora subentra la famiglia, il matrimonio con Giuseppe, la nascita del piccolo Filippo e il trasferimento a Moncalieri mettono di nuovo tutto in discussione. Restano i punti fissi, la famiglia d’origine, la ricerca della giustizia e Libera. «Sono appena stata eletta co-refente per Libera Piemonte. Con me due ottimi compagni di viaggio: Andrea Turturro e Giuseppe Cocco. Insieme porteremo avanti il lavoro di Maria Josè Fava», spiega. «Un impegno che si aggiunge a quelli quotidiani, a volte incastrare tutto è difficile. Inseguo il mio ideale, cerco di calare anche nel quotidiano la legalità. È l’insegnamento più bello che posso dare a mio figlio».
Ai cambiamenti di Valentina si sono accompagnati anche piccole rivoluzioni nelle aule di tribunale. «Oggi sono molte le donne che intraprendono la professione. Io non mi sono mai sentita messa da parte. È vero, il nostro stipendio è inferiore e conciliare lavoro e famiglia può essere complicato, ma ho sempre trovato una grande collaborazione e una grande solidarietà».
Oggi per i giovani giurisprudenza, «è un percorso tortuoso, ma capace di dare grande soddisfazione. Ricordo con commozione due lettere che mi scrissero due miei clienti ringraziandomi per aver creduto in loro e per averli accompagnati. Qui trovo il vero senso di ciò che faccio».
Elisa Rossanino
