
PANDA RAID Da domenica 13 a venerdì 18 aprile il deserto del Marocco è stato solcato dalle 416 Fiat Panda e Seat Marbella partecipanti al Panda raid, competizione a tappe in cui gli equipaggi devono fare affidamento soltanto su cartine e bussole. Pur con la presenza di un adeguato servizio di sorveglianza a distanza, l’uso di mezzi tecnologici di orientamento è proibito.
Al via c’erano anche tre equipaggi di Farigliano e Dogliani, composti da Mauro e Andrea Spinardi, Gino e Andrea Diano, Jacopo Romeo e Mario Albesiano. I membri delle prime due coppie sono padre e figlio, mentre Romeo e Albesiano, classe 2001 e 1949, sono due amici appassionati di motori. Romeo, da giugno, è consigliere comunale a Dogliani e l’anno scorso si è laureato campione regionale nella categoria Junior di enduro con una Ktm 250. Albesiano, fino a pochi mesi fa, è stato il presidente del motoclub Major di Farigliano.
Spiega Romeo: «Oltre ai circa duemila chilometri della competizione, ne abbiamo fatti altrettanti all’andata, passando per il Colle della Maddalena, e al ritorno, transitando dalla costa. Gli unici a tornare in aereo sono stati Gino e Andrea: con la gara ormai terminata, hanno centrato in pieno un cavallo in corsa con carretto. Ci hanno detto che apparteneva a ladri di sabbia, i quali si sono prontamente dileguati. Per le riparazioni sarebbe occorso troppo tempo, per cui a riportare la Panda indietro sarà un marocchino che, da anni, risiede a Dogliani e ora è tornato al suo Paese per incontrare i familiari».
Venerdì 11 i tre equipaggi sono arrivati ad Almeria, in Spagna, da dove, al termine delle verifiche tecniche, si sono imbarcati per il Marocco. Escludendo il fuoriprogramma finale, «tutto è andato bene, a parte una foratura e l’apertura imprevista dello sportello. Il veicolo che abbiamo usato aveva già 256mila chilometri e ha retto alla perfezione. Prima della partenza abbiamo soltanto rialzato il mezzo e installato ventole aggiuntive. A seconda dei tratti, dovevi abbassare la pressione degli pneumatici a 0,5-0,6 bar: in questo modo, si crea l’effetto di galleggiamento sulla sabbia».
Per tutto il percorso «ho dovuto guidare io, Mario ha avuto male alla gamba. È impegnativo calcolare ogni spostamento, a volte devi fermarti per capire indicazioni del tipo “al chilometro 124,426 giri a destra a 256 gradi”. Se sbagli, rischi di finire fuori rotta anche di cinquanta chilometri».
Jacopo e Mario sono giunti 115esimi, Mauro e Andrea 87esimi e Gino e Andrea 49esimi. «Al di là dei risultati, è stata un’esperienza incredibile. Ho potuto osservare posti in cui le persone vivono in povertà assoluta, dentro capanne. La gente ti riempiva il cuore, davamo acqua, cracker e matite ai bambini e vedevamo nei loro occhi una vera emozione». Per il prossimo anno «vedremo se riusciremo a partecipare di nuovo, magari con un gruppo di giovani doglianesi. Nel frattempo, la Panda la userò per andare a caccia, altra mia grande passione» conclude.
Davide Barile
