
di Davide Barile
CULTURA – Su Wikipedia, alla voce Paolo Tibaldi c’è solo la biografia, in francese, del carbonaro piacentino dell’Ottocento. In una ipotetica pagina dedicata all’omonimo albese nato nel 1989 (arriverà, magari prima in piemontese e poi in italiano) la sola qualifica di attore starebbe stretta. Il “nostro” Tibaldi è molto di più. E con il viaggio in Argentina tra le comunità dei discendenti dei piemontesi, dal 17 novembre all’11 dicembre dell’anno scorso, Tibaldi ha pure guadagnato meriti da ricercatore.

Dall’esperienza è nata una nuova versione di Merica! Una narrazione sulla migrazione piemontese, presentata per la prima volta la scorsa estate. Tibaldi la proporrà oggi, mercoledì 23 luglio alle 21 all’arena Guido Sacerdote del teatro Sociale.
Lo spettacolo è a ingresso gratuito, ma occorre prenotarsi sul sito teatrosociale busca.eventbrite.com oppure all’indirizzo di posta elettronica teatro.sociale@comu ne.alba.cn.it.
Racconta Tibaldi: «La prima di Merica! era stata un anno fa a Guarene. L’assessore Claudio Battaglino mi aveva chiesto di preparare una serata che parlasse di migrazione piemontese. Dopo alcune repliche, mi sono detto: perché non andare direttamente in Argentina per vedere e poi raccontare?». Il viaggio «è stato possibile grazie al bando ministeriale Turismo delle radici, cui partecipano Guarene, Castagnito, Priocca e Monticello. Mi hanno fornito supporto le associazioni della Fapa (Federación asociaciones piemontesas argentinas, nda) e Italea Piemonte. Nella regione di Cordoba sono stato supportato da Alejandra Gaido e ogni sera ho recitato in un luogo diverso. Nella seconda parte del viaggio, sono stato nella regione del Cuyo e mi ha guidato Liliana Mollo, professoressa d’italiano all’Università di San Luis, presidente della Dante Alighieri di Villa Mercedes e viceconsole d’Italia per la provincia di San Luis».
Nel rinnovato spettacolo «proporrò testimonianze del viaggio e registrazioni di piemontesi emigrati in Argentina o loro figli e nipoti. Proietterò alcune fotografie, mi sono imbattuto in interessanti murales sulle migrazioni. Il pubblico potrà riascoltare il diario di bordo che, durante la mia permanenza in Sudamerica, è stato trasmesso ogni giorno nel programma di Fabio Gallina su Radio Vallebelbo. Parlerò in italiano, piemontese e pure nello spagnolo rioplatense. Che, tra l’altro, presenta forti influenze dell’italiano».
Sempre all’arena Guido Sacerdote, «sarò accompagnato da Giampiero Gregorio, il quale, con la sua chitarra, evocherà passaggi legati al tango e ai brani tradizionali. Con Oscar Barile reciterò in una scena ambientata all’inizio del Novecento. Ci saranno anche alcune sorprese e la lettura di lettere degli emigrati recuperate da Donato Bosca: insomma, stare in un’ora e mezza sarà una sfida». Con le persone incontrate in Argentina «si è instaurato un legame fortissimo. Soprattutto nella regione di Cordoba, il piemontese è conosciuto e insegnato in alcuni corsi».
«Gli immigrati provenivano soprattutto dalle province di Cuneo e Torino: sapevano fare i contadini e, a loro disposizione, c’erano ampie terre concesse dal Governo, vergini e immuni dai parassiti agricoli. Ho chiesto di visitare alcuni cimiteri e, vedendo i nomi, mi sembrava di essere in uno qualsiasi dei nostri paesi. Pure alcuni luoghi sacri, come la Madonna della neve, mi ricordavano le nostre zone».
Nello spagnolo della regione di Cordoba «sono entrati nel linguaggio comune alcuni termini come nonu e nona, al posto di abuelo e abuela, ginic, parola arcaica derivante da gennaio che indica il freddo. Oggi, poi, la Merica, per molti argentini alle prese con le difficoltà economiche, è diventata l’Italia».
