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«Doc invenduti, occorre la distillazione»

Convocati gli Stati generali del vino: bisogna intervenire sul fronte delle giacenze di invenduto. I consorzi propongono la distillazione.

CRISIL’allarme lanciato una settimana fa dalla Cia è stato ripreso da Confagricoltura, che parla di una situazione, per il comparto vitivinicolo, «tra le più delicate degli ultimi anni» sul fronte delle giacenze di invenduto.

Per trovare un rimedio Confagricoltura Piemonte e i principali Consorzi di tutela dei vini hanno chiesto l’intervento delle istituzioni con una lettera ad Alberto Cirio, presidente del Piemonte, e al suo assessore all’agricoltura, Paolo Bongioanni. Quest’ultimo ha convocato gli Stati generali del vino, anche per valutare la costituzione di un’unità operativa regionale.

Secondo Gian Luca Demaria, presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Piemonte, «considerato il complicato momento vissuto dal settore e la vendemmia ormai distante neppure un paio di mesi, è doveroso un confronto per analizzare le giacenze e programmare gli interventi futuri. La distillazione straordinaria può essere uno degli interventi di più semplice e immediata applicazione, ma è una misura emergenziale che deve poter essere applicata a tutti i vini a denominazione d’origine e con valori che vengano incontro alle possibili esigenze dei viticoltori di Langa e Roero. Va considerata, inoltre, come un tassello di un piano di rilancio del comparto che deve essere più ampio e programmato tutti insieme per valutare, anche in considerazione del calo generalizzato dei consumi di vino, eventuali diminuzioni di rese per vini in sofferenza e una maggior spinta all’export attraverso la semplificazione di misure come l’Ocm, che sovente sono poco flessibili e quindi non appetibili per le aziende».

«Doc invenduti, occorre la distillazione»

A fine maggio oltre 190mila ettolitri (19 milioni di litri) di vino a denominazione di origine erano ancora invenduti, in gran parte Barbera, Dolcetto, Moscato – centomila ettolitri – e Cortese. Il consorzio d’Asti ha segnalato un calo degli imbottigliamenti rispetto al 2024 del 12 per cento mese su mese; per il consorzio Barbera d’Asti ci sarebbero circa 40mila ettolitri di invenduto.

La proposta dei consorzi

Il crollo degli scambi, sia in volume che in valore, è paragonabile alle gravi crisi del 2008 e del 2020, rispettivamente segnate dalla crisi finanziaria globale e dall’emergenza Covid-19. A ciò si aggiunge una produzione 2024 superiore alla media, il calo dei consumi sia a livello nazionale che internazionale, eventi climatici anomali e l’incertezza legata all’introduzione di dazi Usa sul vino europeo. Per far fronte a questa situazione, i consorzi propongono la distillazione di crisi per i vini a denominazione di origine, così da alleggerire le giacenze e stabilizzare il mercato diminuendo il rischio di speculazioni al ribasso.

Ne parliamo nel numero di Gazzetta d’Alba in edicola oggi, 1° luglio.

Redazione

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