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Nel 2050 l’età media sarà di 50 anni

Risponde alle domande di “Gazzetta” Adriano Bellone, curatore del documento “Piemonte esplorazione statistica”

INCHIESTA – Per capire cosa stia accadendo parliamo con Adriano Bellone, dirigente del Settore statistica della Regione e curatore del documento Piemonte esplorazione statistica.

Cominciamo con gli immigrati, notevolmente presenti in regione. Anche gli stranieri sono coinvolti nel processo d’invecchiamento, Bellone? «A fine 2010 gli stranieri in Piemonte erano 398.910, ossia l’8,9 per cento della popolazione residente: il 22 per cento minorenne (0-17anni) e il 2,3 per cento di 65 anni e oltre. La popolazione attiva (15-64 anni) rappresenta il 78 per cento degli stranieri residenti. Quindi, gli stranieri sono più giovani rispetto agli italiani. L’indice di vecchiaia è 11,85 per cento, ossia circa 12 anziani ogni 100 giovani stranieri residenti».

Passiamo alle famiglie, che in questo momento storico risultano, per usare un eufemismo, in apnea. Cosa ci può dire sul futuro di questa istituzione? «Si possono citare i dati sulla “tenuta” delle famiglie. Ad esempio, nel 2008 in Piemonte le separazioni sono state 7.803 (circa 21 al giorno) e i divorzi 5.787. Entrambi i fenomeni hanno conosciuto un andamento crescente: dal 1995 al 2008 le separazioni hanno subìto un incremento del 46 per cento e i divorzi sono più che raddoppiati. L’analisi dei tassi di separazione e divorzio per mille coppie coniugate confermano il trend: 7 coppie si separano e 5 divorziano ogni mille, collocando il Piemonte al di sopra della media nazionale (5,6 separazioni su mille e 3,6 divorzi su mille)».

La situazione cuneese è diversa rispetto al contesto piemontese? «Nella provincia di Cuneo la struttura per età indica una popolazione relativamente anziana, con un indice di vecchiaia pari al 159 per cento, un po’ meno elevato rispetto alla media regionale (178 per cento). Tra le province piemontesi la Granda, insieme a Novara, risulta il territorio con la popolazione più giovane. L’indice di fecondità è pari al 42 per cento – ogni 100 donne in età feconda vi sono 42 nati –: in questo caso, Cuneo vince la medaglia d’oro. L’indice di ricambio ovvero il rapporto tra coloro che stanno lasciando il mondo del lavoro a causa dell’età e coloro che vi stanno per entrare, è pari al 140 per cento, quindi negativo. L’età media della popolazione cuneese è di 44 anni nel 2011, superiore all’età media nazionale e poco inferiore a quella piemontese».

L’invecchiamento demografico è dunque innegabile. «A livello piemontese lo scenario indica che l’età media, oggi inferiore ai 45 anni, pare destinata nel 2050 a collocarsi intorno ai 50 anni. Contrariamente a quanto ci si poteva attendere, la crescita della cosiddetta “terza età” (indicativamente compresa tra i 65 e i 79 anni) non appare particolarmente impetuosa: anzi, almeno fino al 2020 il numero di persone appartenenti a quella fascia rimarrà in Piemonte stabile. Questo perché le nascite nel dopoguerra e negli anni Cinquanta furono relativamente poco numerose. La quarta età (80 anni e oltre) è destinata invece a incrementare significativamente. Anche se anno dopo anno le condizioni generali di sopravvivenza saranno sempre migliori – anzi, le migliori mai registrate nella storia della regione –, il numero dei decessi annui crescerà, da circa 48 mila a 57 mila nel 2020. Ovviamente, la diminuzione delle nascite e l’aumento dei decessi determineranno una complessiva riduzione della popolazione».

m.v.

foto Corbis

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