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Con Intercultura il mondo è a portata di ogni studente

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Lisa con la famiglia americana

IL PROGETTO Intercultura offre ai ragazzi e alle ragazze delle scuole superiori di tutto il mondo l’opportunità di trascorrere un periodo di studio all’estero, con 2mila posti disponibili e oltre mille borse di studio. Sono 60 le destinazioni tra cui scegliere, con diverse novità, come la Mongolia.

Si tratta di un’associazione che vanta oltre 65 anni di esperienza, forte di una rete di volontari che supportano gli studenti e le loro famiglie. Una sezione è anche attiva nella zona di Alba e Bra: sabato 26 ottobre, alle 16 nella sede dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, è in programma il primo degli incontri per conoscere le opportunità per il nuovo anno.

Sarà possibile fare domande, a cui risponderanno i referenti locali, ma anche alcuni ragazzi appena tornati dal loro periodo all’estero, tra sfide e occasioni di crescita importanti.

I programmi sono rivolti a studenti nati tra il 1° luglio 2007 e il 31 agosto 2010. Per candidarsi, c’è tempo fino al prossimo 10 novembre ed è previsto un percorso di selezione. Questa fase si concluderà a dicembre, con i risultati comunicati attorno al mese di febbraio.

Per iscriversi, il sito di riferimento è www.intercul tura.it, dove sono disponibili tutte le informazioni.

 Chiara Bonetto

Lisa, per dieci mesi nel patriottico Texas

LA STORIA «La scuola americana è entusiasmante: il teatro, per esempio, fa parte delle materie di studio. La scorsa settimana, ho recitato in coppia con alcuni compagni. E ho già partecipato alle audizioni per uno spettacolo in programma a gennaio: non vedo l’ora»: a parlare è Lisa Becchis, studentessa del linguistico di Alba.

Dallo scorso agosto, vive e studia a McKinney, città del Texas, nell’area di Dallas. È partita il 7 agosto e rimarrà fino al prossimo giugno, per un totale di 10 mesi.

«Sono stata fortunata: mi sono ambientata molto in fretta con la mia famiglia ospitante. Abbiamo già vissuto un viaggio insieme: mi hanno portata in Georgia, ad Atlanta. In generale, cercano di arricchire la mia esperienza con molte attività. Sono una coppia senza figli e mi sento davvero parte della famiglia».

Lisa si è subito integrata anche a scuola, per quanto la dimensione americana sia molto lontana dai licei italiani: «Ci sono classi di diversi livelli e ognuno può scegliere in quale posizionarsi. Per esempio, seguo il corso di inglese più impegnativo. Per il resto, le materie sono piuttosto semplici. Ma a rendere tutto meraviglioso sono soprattutto i docenti, sempre disponibili. In America, poi, esiste anche il cosiddetto tutoring, un vero supporto per chi ha bisogno di essere seguito di più».

Oltre al teatro, sono previste anche altre materie curiose, come il corso per diventare preparatore atletico: «In questa classe, gli studenti possono dedicarsi allo sport da un punto di vista interessante. Per esempio, durante le partite di football, hanno l’opportunità di stare in campo per osservare da vicino e interagire con i giocatori».

Se il mattino si dedica alle lezioni, al pomeriggio Lisa si occupa dei compiti: «Poi, quando la sera la mia famiglia rientra a casa, di solito ci sediamo a tavola per cenare insieme e guardare un film: mi piace molto questa dimensione quotidiana serena».

Tra le curiosità, ci sono alcune tradizioni tipicamente americane: «Per chi è europeo, il rapporto con la bandiera nazionale è molto particolare: è ovunque, spesso in versione davvero molto grande. Ogni mattina, alle nove, si recita il giuramento: è una consuetudine in tutti gli edifici pubblici, compresa la scuola. A un certo punto, si attiva una voce dall’altoparlante, che invita tutti ad alzarsi in piedi. In più, il Texas è l’unico Stato che prevede il giuramento anche alla propria bandiera, oltre a quella americana. In pratica, ogni mattina ci sono due momenti solenni».

Una tradizione che dimostra il profondo senso di patriottismo e appartenenza insito nella cultura americana.

Lisa conclude: «Mi sono iscritta a Intercultura perché ho sempre voluto vivere un’esperienza all’estero. Ne parlavo, con i miei genitori, da almeno sette anni. E, ora che sono qui, non me ne rendo ancora conto. Sto realizzando il mio sogno, qualcosa che di certo porterò con me per tutta la vita».

c.b.

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Doralice è partita per il Messico, tra ritmi, cultura, sapori e tradizioni da scoprire

LA STORIA «Ho scelto di andare in Messico perché mi interessavano i piccoli centri dell’America latina, ma ero incuriosita anche dal Sud-est asiatico, come la Thailandia», comincia così il racconto di Doralice Corino, studentessa al quarto anno del liceo scientifico di Alba, che lo scorso 23 agosto ha iniziato il suo viaggio con Intercultura. Tornerà il 13 febbraio.

La ragazza ha conosciuto questa possibilità grazie alla sorella, che alcuni anni fa ha partecipato al programma e ha vissuto sei mesi in Costa Rica. «C’è anche da dire che, a scuola, diverse amiche parlavano spesso di quest’esperienza. È stato determinante anche il supporto di mio padre, già volontario della sezione locale. Per quanto riguarda la destinazione, alla fine mi sono confrontata con una mia coetanea: appena tornata dal Messico, mi ha trasmesso tutto il suo entusiasmo».

Doralice è partita così per Nazareno Etla, città nello stato di Oaxaca, nella parte meridionale del Paese. «Frequento una scuola generale, dove solo alcune materie coincidono con quelle dello scientifico, come inglese, matematica, biologia e chimica. Le altre sono completamente nuove per me e includono finanza, struttura socioeconomica del Messico e logica. Nonostante le differenze e le difficoltà, è un’opportunità per arricchire il mio bagaglio culturale».

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Certo, al ritorno ad Alba sarà necessario recuperare: «Dovrò dedicarmi soprattutto alle materie scientifiche. Ammetto di essere un po’ timorosa per questo aspetto: mi attende un anno di doppio lavoro, ma sono comunque entusiasta, perché sto vivendo un’esperienza irripetibile: quando mi ricapiterà di vivere in Messico, da diciassettenne?».

A rendere positivo questo periodo è anche la famiglia ospitante: «Mi trovo molto bene. In più, conoscono bene il mondo di Intercultura, perché hanno già accolto un ragazzo lo scorso anno. Per me, al contrario, è tutto nuovo: i ritmi, in America latina, sono molto diversi dall’Italia».

Ed è proprio questa una delle prime sfide da affrontare, senza cercare di abbattersi: «La scuola inizia alle 7 del mattino e l’orario di uscita varia ogni giorno. Senza dimenticare la cultura, il cibo, la lingua e tanti altri aspetti con cui è necessario fare i conti. Le prime settimane, per questo, sono state più difficili, ma col passare del tempo la situazione è migliorata».

Anche il rapporto con lo spagnolo: «Non lo conoscevo e pertanto ho fatto parecchia fatica a comunicare. Ma ora, per fortuna, riesco a capire quasi tutto e a esprimermi». Doralice conclude: «Mi sento già molto cresciuta. Al mio ritorno, potrei proseguire come volontaria».

c.b. 

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