
CONVEGNO Per sensibilizzare cittadinanza e aziende sul valore della prevenzione nei luoghi di lavoro, si è svolto lunedì 28 ottobre, il convegno “Salute e sicurezza sul lavoro nell’Asl Cn2. Un valore aggiunto per il territorio”.
L’incontro, ospitato nell’aula formazione di Banca d’Alba, è stato promosso dallo Spresal (Servizio prevenzione e sicurezza del lavoro) nell’ambito della Settimana europea della sicurezza sul lavoro. Dopo i saluti istituzionali sono intervenuti, come relatori, professionisti che operano nello Spresal: primo tra tutti il direttore Giuseppe Calabretta; Anna Familiari, dirigente medico; Pietro Corino, coordinatore; Marisa Saltetti, tecnico della prevenzione; Alessandro Leone, dirigente chimico. Le conclusioni sono state affidate a Camillo Scimone, specialista in medicina del lavoro.
Calabretta ha elencato alcuni dati e riflessioni sulla prevenzione. Pur non essendosi verificati, nel 2024, morti sul lavoro nell’area dell’Asl Cn2 (il 23 settembre è perito Giorgio Cagnasso di Santa Vittoria, ma il fatto è accaduto a Villanova Mondovì), «a oggi abbiamo registrato circa ottanta infortuni con prognosi superiore a quaranta giorni. Di questi, il dieci per cento è rappresentato da incidenti stradali avvenuti durante gli spostamenti da e per il luogo di lavoro. I dati consolidati sugli infortuni sono in possesso dell’Inail: l’ente li rende disponibili dopo circa diciotto mesi».
In dieci anni «l’incidenza degli infortuni si è progressivamente ridotta, ma negli ultimi cinque è emerso un andamento altalenante, con tendenza alla stabilizzazione dei dati. Resta ancora molto da fare: in un Paese civile, infortunarsi o morire sul lavoro è inaccettabile».
I settori lavorativi a rischio maggiore «sono senza alcun dubbio l’agricoltura e l’edilizia, sia per il tipo di attività svolta sia per il fatto di dover interagire con macchinari, sostanze e ambienti potenzialmente più pericolosi. Nell’edilizia, in particolare, i recenti incentivi fiscali hanno portato, nell’ultimo triennio, a una crescita esponenziale dell’occupazione».
Secondo Calabretta, «la maggior parte degli infortuni sono da attribuirsi al comportamento umano in associazione ai fattori di rischio occupazionali. La probabilità è amplificata da scarsa consapevolezza e comportamenti errati. La vigilanza, da sola, non è sufficiente a ridimensionare il fenomeno: deve essere affiancata da un percorso culturale che, fin dalla scuola, sensibilizzi i lavoratori del futuro».
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Ha aggiunto Corino: «L’Asl Cn2 ha attivato sul proprio territorio tre piani mirati di prevenzione: il Piano agricoltura, per la gestione dei rischi derivanti da ambienti confinati e dall’uso di macchine e attrezzature; il Piano edilizia, volto alla gestione del rischio di caduta dall’alto nei cantieri; il Piano cancerogeno professionale, relativo ai pericoli legati ai fumi di saldatura».
«Agricoltura ed edilizia sono comparti più esposti a rischio infortuni, sia come numero di eventi sia come gravità. Il Piano cancerogeno professionale rappresenta l’attuazione sul territorio nazionale della strategia europea “Roadmap to Carcinogens”, intrapresa dal 2016 da Commissione europea, Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro, associazioni datoriali e sindacali».
L’obiettivo principale di ogni piano «è essere innanzitutto una misura di contrasto a infortuni e malattie professionali attraverso l’adozione di buone pratiche. Queste devono coinvolgere tutti i soggetti interessati, compresi datori di lavoro, lavoratori, rappresentanti e associazioni: il fine è ottenere una crescita globale della cultura della sicurezza».
Davide Barile
