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Una nuova centrale idroelettrica a duecento metri dal ponte Albertino

I primi aspetti da tenere in considerazione sono di tipo idrografico: «Poco prima dello sbarramento, sfociano alcuni rii minori, tra cui il Verdero. Bisogna capire se, in caso di piena, riuscirebbero a defluire senza problemi», dice l'assessore Cavallo

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ALBA Un nuovo impianto per la produzione di energia idroelettrica potrebbe essere costruito nell’alveo del Tanaro, a duecento metri a monte del ponte Albertino, di fronte alla Ferrero.

Il progetto, redatto dallo studio Capellino e associati, è stato presentato il 31 luglio dalla società Edison al Ministero dell’ambiente. Dovrebbe sorgere dove già è presente lo sbarramento in cemento armato che alimenta il canale a servizio della multinazionale dolciaria. La documentazione entra nel merito: valorizzando il salto idraulico di 2,83 metri già esistente, si punta a generare una potenza massima di 2.483 chilowatt. Due le turbine che si vorrebbero installare, con una portata massima di 50mila metri cubi d’acqua ciascuna. L’energia media prodotta in un anno sarebbe di 9,92 gigawatt all’ora.

Il progetto

E a livello di infrastrutture? Sopra alla traversa, si installerebbe uno sbarramento mobile alto quasi 3 metri, formato da due paratoie, con in mezzo una spalla in cemento armato di circa un metro e mezzo. In questo modo, in caso di piena, l’acqua in eccesso potrebbe defluire.

Per preservare le specie che abitano il fiume, sulla sinistra dell’impianto, è prevista la costruzione di un passaggio artificiale per la fauna. Inoltre, sulla sponda sinistra, sarà realizzata un’opera di difesa di circa 34 metri, con il posizionamento di massi. L’impianto avrà anche una parte interrata, che ospiterà i trasformatori di tensione e i quadri elettrici: sarà raggiungibile da strada Riondello. Nell’ambito della valutazione di impatto ambientale, c’era tempo fino a domenica scorsa, 10 novembre, per presentare le osservazioni al progetto.

Anche la Giunta albese ha stilato, dopo la riunione di giovedì 31 ottobre, una lista di considerazioni da inviare alla Regione. Ne parla l’assessore all’ambiente, Roberto Cavallo: «Sul Tanaro la competenza è dell’Aipo e pertanto il nostro parere non è vincolante. Prima di tutto, vanno fatte le dovute proporzioni: parliamo di una semplice traversa abbassabile, con un impatto paesaggistico minimo. Ma si tratta comunque di un intervento che modifica un habitat naturale ed è per questo che abbiamo chiesto alcune misure compensative. Anche perché a trarne profitto sarà un soggetto privato».

Le osservazioni

I primi aspetti da tenere in considerazione sono di tipo idrografico: «Poco prima dello sbarramento, sfociano alcuni rii minori, tra cui il Verdero. Bisogna capire se, in caso di piena, riuscirebbero a defluire senza problemi. Un’altra questione da tenere in considerazione riguarda l’idrometro dell’Arpa, in prossimità del ponte Albertino. È uno strumento indispensabile per permettere alla Protezione civile di diramare le allerte, ma per funzionare bene deve misurare valori reali: non potrà più essere così, con uno sbarramento attivo».

Prosegue Cavallo: «Altre osservazioni riguardano gli aspetti naturalistici. Andrà aggiornato il piano d’ambito relativo agli interventi da attuare nelle aree attorno al Tanaro, sottoscritto nel 2017 da Alba e dagli altri Comuni interessati. Era stato stilato sulla base di un progetto specifico proposto da Egea per uno sbarramento all’altezza della confluenza con il Cherasca, alla fine non andato in porto. Come previsto dal masterplan, l’area fluviale dovrebbe diventare fruibile dalla cittadinanza: a Edison chiediamo pertanto di estirpare le specie aliene, rimuovere i cumuli di rifiuti presenti e impiantare vegetazione autoctona, così da ricreare l’ambiente originario, con affacci sullo specchio d’acqua».

Nella zona in questione, di fronte a strada Riondello, sfociano alcuni rii: la questione idrografica va analizzata

Altra questione delicata è legata alla paleontologia, visto che l’alveo del Tanaro poggia su marne ricche di fossili: «Fin dall’inizio dei lavori, chiediamo che il cantiere venga affiancato dalla Soprintendenza e dai ricercatori del museo Eusebio. Di certo, con le varie operazioni, verranno alla luce molti fossili: anziché sbriciolare i blocchi di marna, occorrerà recuperare cosa c’è dentro».

Per l’assessore, potrebbe esserci anche un risvolto positivo a fini sportivi: «ll bacino non può prevedere volumi tali da essere usato come riserva idrica. Ma, in primavera e autunno, sarebbe ideale per attività sportive, ludiche e ricreative, come il canottaggio».

Davide Barile

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