
PROSPETTIVE “La nuova Pac: obiettivi e prospettive di sviluppo” è stato il tema del convegno all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo il 6 dicembre. Gabriele Cena, responsabile delle relazioni esterne dell’ateneo: «Siamo coinvolti sul tema, insieme all’agenzia di comunicazione Citynews, grazie alla partecipazione al bando della Commissione europea “Imcap 2004 Infome”. L’obiettivo è informare tecnici, agricoltori e pure cittadini sulla Politica agricola comune. Cercheremo di raggiungere la meta attraverso tre attività: informazione, comunicazione e formazione. Argomenti come l’importanza della biodiversità e il cibo sostenibile, ora inseriti nella Pac, sono presenti nello statuto dell’Università fin dalla fondazione, nel 2004».
Michele Antonio Fino, docente dell’ateneo, ha ripercorso la storia della politica europea nel primo settore, «nata nel 1962 con l’obiettivo di sostenere il reddito agricolo. L’agricoltura fu, nel 1957, la prima competenza devoluta all’Unione dai sei Stati fondatori dell’allora Comunità economica europea. All’epoca impiegava il cinquanta per cento della popolazione attiva: oggi siamo soltanto al due. Vi era poi il problema di assicurare cibo a tutti, fatto per nulla scontato se si pensa, per esempio, che fino agli anni Settanta le vigne di Langa si aravano con i buoi».
Se in precedenza l’Europa «è stata, per la Pac, molto bruxellescentrica, oggi ha definito ventotto piani, uno per ogni Paese più la parte fiamminga del Belgio. Oltre alla tutela dell’ambiente, sono stati inseriti obiettivi strategici come la lotta allo sfruttamento della manodopera».
Paolo Balocco della Direzione agricoltura e cibo della Regione Piemonte ha specificato: «Nei nostri uffici ci occupiamo di agricoltura dal campo alla vendita: scriviamo le regole attenendoci alle direttive europee, redigiamo i bandi istruttori e valutiamo le domande. Riguardo alla Pac, ogni Regione mette in atto degli interventi, noi ne abbiamo 49. Con l’introduzione del Piano nazionale occorre fare riferimento al Ministero. L’aspetto negativo riguarda i tempi necessari per apportare modifiche: inevitabilmente, si sono allungati». Riguardo alla nuova Pac, gli agricoltori «si sono lamentati soprattutto per le misure relative alla parte ambientale, volta a diminuire l’uso dei pesticidi e l’impronta ecologica. L’Unione europea ha accolto alcune istanze e fatto piccole modifiche, legate principalmente all’abolizione dell’obbligo di lasciare il 4 per cento dei terreni dell’azienda a riposo».
Al Piemonte, l’attuale Pac ha destinato «750 milioni in cinque anni, dal 2023 al 2027. La precedente, durata due anni in più, prevedeva un miliardo e 300 milioni. L’importo in proporzione è diminuito e, rispetto a un tempo, l’accesso al contributo è molto più selettivo. Il cosiddetto pagamento di base è stato ridotto: le aziende agricole per ottenere il beneficio devono impegnarsi a raggiungere risultati, in particolare per la tutela dell’ambiente. C’è da dire, però, che le regole sono diventate meno rigide e l’Unione europea non detta norme stringenti: l’im- portante è il raggiungimento degli obiettivi».
Davide Barile
