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Quel dono di Dio buttato come certi pacchi di Natale

PENSIERO PER DOMENICA – BATTESIMO DEL SIGNORE – 10 GENNAIO

La festa del battesimo di Gesù, collocata all’inizio dell’anno, è molto importante: getta una luce sia sul mistero di Gesù, ossia sul senso della sua vita, sia sul senso del nostro battesimo, quindi della nostra esistenza di credenti. Raccogliamo le suggestioni delle letture della Messa.

Quel dono di Dio buttato come certi pacchi di Natale
Il battesimo di Gesù, di Giovanni Battista Ingoni, olio su tavola (1590-1600). Galleria nazionale di Parma.

Il battesimo rivela che Gesù è il regalo di Dio. Anche il Bambino che abbiamo contemplato nel presepe, al pari di ogni bambino che viene al mondo, ha generato stupore e suscitato domande: chi sarà mai? Chi diventerà? Noi sappiamo già la risposta che i contemporanei di Gesù hanno intuito nel momento del battesimo e che è stata confermata dalla risurrezione: Gesù è il figlio di Dio, l’amato (Lc 3,15-22). Con la sua nascita, si sono compiute le speranze di liberazione e di consolazione annunciate da Isaia (40,1-11). È quanto sintetizzato dall’autore della lettera a Tito (2,11-14): «È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini». Gesù è stato ed è un regalo, un dono gratuito che Dio ha fatto all’umanità. Questo è anche il regalo del battesimo.

Come accogliere questo regalo? Come lo ha accolto Gesù: in preghiera! La sottolineatura dell’evangelista Luca non c’è nei testi paralleli di Marco e Matteo. Per Luca, Gesù è l’uomo della preghiera. Il terzo Vangelo è il Vangelo della preghiera: sia Gesù, nei momenti decisivi della sua vita, sia le persone che entrano nella sua vicenda pregano: da Maria a Elisabetta, da Zaccaria a Simeone, fino agli angeli che portano l’annuncio ai pastori. Chiaramente, se il battesimo viene regalato a un bambino piccolo, a pregare devono essere i genitori e la comunità che lo accoglie.

Cosa farne di questo regalo? C’è il rischio che venga accantonato e dimenticato come dei regali di Natale. Il dono più importante del battesimo è la fede, che va custodita e fatta crescere. Poi va testimoniata, come suggerito da Isaia. Infine va lasciata agire, perché cambi la vita, come indica con concretezza la lettera a Tito: «Rinnegare l’empietà e i desideri mondani… Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà». Quest’ultimo termine – pietà – merita attenzione: come ci ha ricordato papa Francesco nell’enciclica Dilexit nos, la pietà è la sensibilità per il dolore delle persone, l’opposto dell’indifferenza che come un virus sta rendendo il mondo invivibile. Se il battesimo donasse anche solo attenzione e sensibilità per il dolore altrui, già per questo meriterebbe di essere donato e accolto.

Lidia e Battista Galvagno

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