
ALBA La comunità musulmana di Alba sta vivendo il Ramadan, il mese sacro per gli islamici, nel corso del quale vanno rispettati i precetti religiosi previsti dal Corano. Si concluderà il 29 marzo, con la Id al-fitr (la festa della rottura, in italiano), che segna l’interruzione del mese di digiuno, preghiera e sacrifici.
I giorni del Ramadan sono anche un momento comunitario, come spiega l’imam El Hani Abdellhadi, che entra nel merito dei contenuti etici e religiosi del mese del digiuno: «In tutto il mondo, ci sono oltre due miliardi di musulmani, 2,6 milioni in Italia. La nostra comunità locale conta circa 300 fedeli, che hanno come punto di riferimento la moschea di Alba (in via Carlo Biglino, ndr)». E prosegue: «Per tutti i fedeli, il mese sacro ha una straordinaria importanza sia per quanto riguarda l’adempimento di un precetto religioso, sia come momento di riflessione e come simbolo di una premessa importante per la nostra religione: quella di aiutare le persone in difficoltà e di condividere con esse le nostre risorse. Ogni fedele, in base alla disponibilità, deve condividere con chi è meno fortunato il 2,5 per cento della propria ricchezza».
L’iftar, la grande cena di comunità che precede la preghiera della sera, è l’esempio pratico di questa condivisione, «così come il digiuno è condiviso da tutti i fedeli che lo possono praticare, in tutto il mondo».

L’imam albese prosegue: «ll Ramadan, che è anche uno dei cinque pilastri della nostra religione, è un periodo nel quale ognuno si mette alla prova: è un mese che vuole insegnarci la via del cambiamento, attraverso il sacrificio e la fede. Se facciamo a meno del cibo, potremo fare a meno dei comportamenti sbagliati che ci allontanano dalla via retta».
La comunità islamica, sul territorio, è ben integrata. È per questo che la conoscenza reciproca è importante: «Mia figlia ha 14 anni ed è nata a Alba. Molti di noi sono arrivati qui 20 anni fa ormai, lavorano e si sono inseriti molto bene. Fanno parte della nostra realtà anche alcune persone che si sono convertite e che frequentano la moschea. Posso dire che facciamo parte della realtà locale, da tutti i punti di vista. Anche se oggi, soprattutto per i giovani in cerca di lavoro, la situazione è molto più complessa. Siamo consapevoli dell’impegno della società, del sindaco e di tutta l’Amministrazione: nel corso del nostro mese sacro, preghiamo per migliorare ancora il rapporto con Alba e con i suoi cittadini».
A intervenire è anche Elbounadi Abdelkhalek, responsabile dell’area sociale della moschea albese, oltre che presidente dell’Acia (Associazione culturale immigrati Alba): «La cena di rottura del digiuno è frutto della generosità delle famiglie della comunità, che hanno risposto al nostro appello, condividendo pasti e momenti di solidarietà».
La moschea, in accordo con l’Assessorato alle politiche sociali, il sabato e la domenica continuerà ad aprire le sue porte per accogliere i senza fissa dimora, nelle ore in cui è chiuso il dormitorio provvisorio in via Ognissanti, in caso di bisogno. Conclude Elbounadi: «Ringraziamo il Comune anche per averci concesso l’uso della palestra del Village Ferrero, che ci permetterà di svolgere le preghiere serali del fine settimana in uno spazio adeguato».
b.m.
