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Arturo Ottoz, leggenda dell’alpinismo: un nuovo libro racconta la vita e le imprese della guida di Courmayeur

Ada Brunazzi e Paolo Ascenzi giovedì 11 alle 18 nello spazio di corso Torino 18 presentano il volume Arturo Ottoz, cacciatore… di vette, frutto di ricerche d’archivio e documenti inediti.

Arturo Ottoz, leggenda dell’alpinismo: un nuovo libro racconta la vita e le imprese della guida di Courmayeur

di Davide Barile

IL LIBRO  – Per chi è appassionato di alpinismo, il nome di Arturo Ottoz è leggendario. L’alpinista di Courmayeur, nato nel 1909, fu autore della prima ascensione del Père Eternel, della traversata completa delle Aiguille de Chamonix,  della parete Est del Monte Maudit, della parete Est del Dente del Gigante e della prima invernale della Major al Monte Bianco. La sua vita terminò il 17 agosto 1956 quando fu travolto da una valanga ai piedi della via Major sulla parete della Brenva.

Il legame con Walter Bonatti e il nuovo libro dedicato

Fu un modello pure per Walter Bonatti e, di recente, Ada Brunazzi e Paolo Ascenzi hanno pubblicato un libro su di lui, Arturo Ottoz, cacciatore… di vette, frutto di ricerche in archivi, giornali e musei. Corredato dalla prefazione di Roberto Mantovani, scrittore e storico della montagna, il libro sarà presentato giovedì 11 dicembre alle 18 nello spazio di Corso Torino 18. All’incontro sarà presente Brunazzi, che anticipa: «Io sono torinese e Paolo di Roma, siamo entrambi appassionati di montagna e abbiamo curato altri volumi. Su Ottoz, che dagli anni Trenta fu la più celebre guida alpina di Courmayeur, abbiamo trovato molti documenti, alcuni dei quali inediti. Grazie ai giornali d’epoca, siamo riusciti a scoprire il nome di uno dei due clienti che morirono con lui, del quale si era persa traccia. Paolo ha telefonato al sindaco di Courmayeur per comunicare i due nomi e far mettere una lapide nel cimitero».

I compagni di cordata dimenticati

Si trattava di Adolf Schoppel ed Henry Hauptmann, mentre il nipote Marcel Bareux sopravvisse: «In seguito portò piccozza e scarponi in un santuario come ex voto. Ottoz fu pure un ottimo sciatore e partecipò, nel 1933, 1934, 1935 e 1937 al Trofeo Mezzalama. La sua passione più grande, però, era la caccia al camoscio: a tale motivo si deve la scelta ironica del titolo».

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