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L’operazione Barbarossa mette a nudo storie di estorsione e usura: i soldi venivano ripuliti con la società di calcio Asti

L’operazione Barbarossa mette a nudo storie di estorsione e usura: i soldi venivano ripuliti con la società di calcio Asti

LA RELAZIONE/5  Non deve stupire che ’ndrangheta, mafia siciliana e camorra guardino da tempo al Nord Italia, tanto da avere come quartier generale la città di Milano. Gli affari si fanno al Nord e però  anche sempre più lontano dai riflettori delle città. Secondo l’Osservatorio  sulla criminalità organizzata fondato da Nando Dalla Chiesa, tutte le mafie starebbero guardando sempre di più in questo momento alle campagne, fuori dai centri cittadini, maggiormente presidiati dalle Forze dell’ordine.

Basta fare il punto degli immobili confiscati. Nella nostra zona si trovano a Cuneo e Alba, ma anche a Cervere, Revello, Savigliano e Sommariva del Bosco. Il record, poco invidiabile, in provincia, spetta proprio a Cervere, con ben sette immobili sequestrati, seguito da Sommariva del Bosco, con due.

L’unico stabile sequestrato ad Alba è stato acquisito dal Consiglio comunale ed è situato in corso Piave al numero 44. Qui viveva, fino al 12 luglio 2007, Mario Pepe, boss della camorra salernitana e nocerina morto nel 2010, primo collaboratore di giustizia a parlare dei clan campani, dopo l’arresto avvenuto nel 1992.

Il resto è storia recente, con l’arresto, nell’operazione Barbarossa, di diciassette esponenti della ’ndrangheta tra Costigliole d’Asti, Asti e Alba. «Ad Alba comandiamo noi, lo sanno tutti», avrebbero detto in una telefonata intercettata i membri della “locale” ’ndranghetista, poi decimata. A finire in manette e condannati sono stati: Michele Stambè, 20 anni di carcere, ritenuto a capo della “locale” di Costigliole d’Asti: Luca Scrima, condannato a 14 anni e 8 mesi; 12 anni e 8 mesi per il presunto boss albese Rocco Zangrà; 11 anni e 10 mesi per Salvatore Stambè; 11 anni e 4 mesi per Bruno Agostino; 11 anni per Salvatore Carè; 10 anni per Giuseppe e Vincenzo Emma; 9 anni e 8 mesi per Adriano Emma; 9 anni e 4 mesi per Giuseppe e Ferdinando Catarisano; 9 anni per Daniele Stambè; 9 anni e tre mesi per Gianfranco Guzzetta; per Agim Lena cinque anni; 3 anni per Salvino Gamuzza, 2 anni e 2 mesi a Massimo Marchiori e un anno e 4 mesi a Massimo Pugliese. Vicende che dicono molto.

Vale la pena ricordare che il gruppo era attivo nell’estorsione, nell’usura e persino nella società di calcio Asti, utilizzata per ripulire i soldi. A far riflettere è la presenza al banco degli imputati di 26 presunti affiliati, oltre a 60 testimoni. Eppure, a costituirsi parte civile nel processo con la Regione Piemonte, i Comuni di Asti e Costigliole, è stata una sola delle 21 vittime accertate. Segno del timore che il sodalizio riusciva e riesce ancora a incutere nelle vittime.

m.p.

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