Parliamo del problema alcol con Daniele Saglietti, direttore del Servizio di psicologia dell’Asl Cn2 Alba-Bra.
Saglietti, secondo i dati dell’Istat il problema dell’abuso di alcol si fa grave. Come va a livello locale?
«Come altrove, ad Alba parecchi ragazzi abusano di sostanze alcoliche. Tuttavia, non si tratta di una situazione “allarmante” dal punto di vista sociale. La filosofia che cerchiamo di adottare è di non drammatizzare la situazione: siamo di fronte a un fenomeno rischioso, da decodificare e comprendere per poi affrontare».
Affrontare. Ma in che modo?
«C’è da dire che con il proibizionismo “classico” si ottiene poco con i giovani che abusano di alcol. Meglio le campagne di prevenzione. Ad Alba e Bra tentiamo di comunicare col consumatore per consapevolizzarlo e tramutare l’assunzione delle bevande in un piacere, smorzando quella tendenza all’eccesso finalizzato al divertimento distruttivo».
Non crede ci siano motivazioni profonde alla base della scelta dell’alcol come mezzo per “sentirsi vivi”?
«Credo ci sia una sofferenza alla base, un malessere che induce la persona a prediligere l’abuso di alcol come via più facile per lenire il dolore o per vincere la noia. Tuttavia, se per assurdo l’alcol non esistesse, la stessa persona troverebbe altre modalità, ugualmente nocive, di gestire il proprio disagio. Dunque, il problema dovrebbe essere risolto a monte».
Le campagne di prevenzione funzionano o rappresentano uno dei tanti tentativi infruttuosi di risolvere un problema sociale dalla portata mastodontica?
«Con i pazienti “patologici” le campagne di prevenzione sono inutili. Per gli alcolisti c’è bisogno di percorsi terapeutici approfonditi o di gruppi di autoaiuto, senza escludere l’adozione di misure proibizionistiche più “dure”. Con gli altri otteniamo risultati apprezzabili: ad esempio, stiamo conducendo una campagna nei cantieri, dal titolo “Lavoro sobrio”. Sovente operai e muratori bevono birra o bevande alcoliche durante le pause e tale comportamento è causa di numerose problematiche legate alla sicurezza. E il risvolto positivo della campagna appare tangibile».
Riassumendo, secondo lei, serve un atteggiamento più ottimista e un impegno collettivo…
«Le persone dispongono di risorse positive: sono queste ultime che vanno valorizzate. Tuttavia, l’atteggiamento di consapevolizzazione e di coscienziosità dev’essere condiviso non solo dai consumatori, ma da tutti i livelli della catena. Ad esempio, gli esercenti: vendere alcol ai ragazzini o esagerare nella somministrazione sono atteggiamenti da evitare».
m.v.