Acna: l’Eni salda il conto

Entro fine anno l’Eni vuole saldare il conto per nove siti contaminati, tra cui quello di Cengio (gli altri sono: Priolo, Napoli orientale, Brindisi, Pieve Vergonte, Crotone, Mantova, Porto Torres e Gela). Lo scrive la Corte dei conti nella relazione sul controllo della gestione finanziaria dell’Eni 2010, depositata a fine luglio, nella quale si parla di «definizione, prevista per la seconda metà del 2011, di una transazione “globale” in materia ambientale, che concerne il risanamento di nove importanti siti di interesse nazionale. Oggetto della transazione è la chiusura del cospicuo contenzioso pendente in materia di bonifica e di danno ambientale».

La relazione della Corte dei conti definisce la transazione “alquanto complessa”. La procedura prevede l’acquisizione dei pareri tecnici di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Covis (Commissione di valutazione degli investimenti e di supporto alla programmazione e gestione degli interventi ambientali) e di quello giuridico dell’Avvocatura dello Stato, oltre alla valutazione finale da parte di una Conferenza di servizi alla quale parteciperanno anche le Regioni e i Comuni interessati.

La transazione, scrive la Corte dei conti, «consentirà di accelerare la realizzazione dei progetti di messa in sicurezza, bonifica e risanamento e di rendere disponibili le aree per nuovi investimenti». Per le aree in questione, la transazione prevede la «Devoluzione gratuita alle Amministrazioni competenti». «L’operazione, sia pure onerosa, si rivela vantaggiosa per Eni, che potrà, oltre che chiudere definitivamente annose vertenze, precludere ogni ulteriore o futura richiesta di riparazioni o di risarcimento relativa ai siti in questione», conclude la Corte dei conti. Fuori dal linguaggio tecnico- burocratico: entro fine anno l’Eni vuole chiudere i conti con un’ingombrante eredità ambientale ed evitare future richieste di risarcimento. Lo aveva già detto nell’ottobre scorso a Cengio il Presidente di Syndial (la società proprietaria del sito Acna): l’azienda vuole sempre più ingegneri e sempre meno avvocati.

Per la “transazione globale” l’Eni ha messo a bilancio uno stanziamento straordinario di un miliardo e 109 milioni di euro nel “fondo rischi ambientali”, che porta a circa 2,9 milioni di euro la somma a disposizione per “saldare il conto” con le nove aree inquinate. Di fronte a questi numeri, la cifra di oltre 200 milioni di euro ipotizzata negli anni scorsi per risarcire il danno ambientale alla Valle Bormida appare verosimile.

«È evidente l’interesse dell’Eni a chiudere la vicenda. Chiediamo però che l’azienda non venga “alleggerita” dalla responsabilità futura dei siti contaminati», osserva il presidente di Valbormida viva Ilvo Barbiero, che aggiunge: «Sulla base delle carte, la somma per la Valle Bormida potrebbe essere congrua, purché si riferisca a danni passati e presenti.È opportuno che gli enti locali piemontesi si attivino per ottenere risultati».

Nella parte relativa ai contenziosi dell’Eni, la relazione della Corte dei conti cita anche la causa civile per danno ambientale provocato dall’Acna avviata nel 2008 davanti al Tribunale di Genova dal Ministero dell’ambiente nei confronti di Syndial «Per l’inerzia nel dare esecuzione ad alcuni interventi ambientali». Alla causa, Syndial ha replicato con un’azione legale nei confronti del Ministero dell’ambiente «per il mancato contributo al finanziamento degli interventi di messa in sicurezza ». In pratica, il Ministero cita Syndial perché non ha eseguito alcuni lavori e Syndial cita il Ministero perché non ha contribuito ai lavori stessi. L’ultima udienza si è svolta il 30 novembre 2010, un mese e mezzo dopo la visita del ministro Prestigiacomo a Cengio, nella quale pareva che la vicenda si fosse chiusa con la soddisfazione da parte di tutti.

Corrado Olocco

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