Il ministro della salute Ferruccio Fazio si è materializzato a sorpresa sabato 15 ottobre a Canale in occasione dei festeggiamenti per il riconoscimento del titolo di Città. Grazie anche all’intermediazione di Mino Giachino, sottosegretario originario di Canale, il Ministro ha incontrato alcuni operatori sanitari – tra cui Giovanni Monchiero, commissario dell’Asl Alba-Bra – e un gruppo di cittadini per discutere di temi legati alla sanità. Ne è scaturito un dibattito colloquiale, ma interessante.
È di questi giorni la notizia del taglio di un miliardo di euro da parte del ministro Giulio Tremonti sul fondo nazionale per l’edilizia sanitaria. Altri ministeri inizialmente a rischio – tra cui l’ambiente – sono riusciti a salvarsi con tagli meno decisi. Quali riflessi potrà avere tale decisione, soprattutto per un territorio come il nostro che attende l’apertura di un nuovo ospedale? «Tecnicamente non è un taglio, ma un mancato rifinanziamento. Io ho espresso il mio dissenso in Consiglio dei ministri in maniera concreta, anche se poi non ho ritenuto opportuno votare contro in un momento così delicato per l’Esecutivo. Il ministro Tremonti mi ha spiegato che in un momento come questo – in cui l’Italia sente vicino il “rischio Grecia” – si va avanti e non si possono fare investimenti. Ma una macchina che non fa manutenzione alla fine viene a costare di più. La situazione è grave e impone dei ragionamenti. Io sono per perpetuare una governance pubblica di un sistema sanitario universalistico, e questo deve essere chiaro. Per questo è necessario finanziare l’edilizia sanitaria. Ma è anche necessario un cambio di paradigma. Io credo che sia ineludibile un dibattito sul coinvolgimento del privato nella sanità pubblica, ad esempio mediante il project financing, strumento finora poco utilizzato a causa delle incertezze normative che governano questo istituto. Mi impegnerò in prima persona per coinvolgere tutti i partiti politici in un dibattito per mantenere pubblica la governace del sistema sanitario attraverso nuovi meccanismi».
Si è parlato della possibilità di aprire al commercio on line dei farmaci. Quali saranno le linee guida per un eventuale intervento in materia? «Più che altro il Senato ha votato un ordine del giorno che impegna il Governo a intervenire sulla distribuzione di farmaci contraffatti, che avviene soprattutto mediante Internet: solo l’uno per cento passa dai canali ufficiali. Noi non siamo contrari all’apertura del commercio on line e credo che la battaglia contro la contraffazione passi necessariamente per questa strada».
Ha sostenuto che occorre abbandonare i criteri politici di nomina dei dirigenti delle Aziende sanitarie locali e dare spazio al merito. Che cosa ha fatto negli anni del suo Ministero e che cosa intende fare? «Continuo a pensare che è importante che ci siano criteri di nomina trasparenti. Quando, nel corso del dibattito relativo alla legge sul governo clinico, avevo proposto dei meccanismi per tenere lontana la politica dalla nomina dei dirigenti, ho incontrato una resistenza trasversale da destra a sinistra. Però credo che qualcosa sia stato fatto. Nel disegno di legge sul federalismo ci sono criteri di premialità per i dirigenti che raggiungono gli obiettivi prefissati.Ma ciò che sta migliorando il sistema è quello che io chiamo il “grande fratello” della sanità nazionale. Sul sito del Ministero, ad esempio, abbiamo gli indici di appropriatezza di tutte le Asl d’Italia. Presto saranno disponibili per gli addetti ai lavori gli indici aventi a oggetto l’esito delle cure, che verranno poi resi pubblici nel giro di un anno. Questo controllo continuo sulle perfomance delle aziende sanitarie rappresenta un importante fattore che spinge all’efficienza».
Ritiene che il modello dei grandi ospedali per acuti nei grandi centri, con una rete territoriale di sostegno per emergenza, medicina generale e riabilitazione sia proponibile anche in realtà come quelle della provincia di Cuneo? «Gli ospedali piccoli per acuti non possono avere tutta una serie di strutture complesse perché costano troppo e quindinon riescono a garantire servizi ai cittadini. Devono perciò diventare dei presidi territoriali di eccellenza tecnologica, che offrano dei percorsi diagnostici veloci, efficaci ed efficienti. A fianco di tali presidi ci deve essere una rete sul territorio. Quando si manifesta la malattia, ci devono esseremeccanismi per capire in quale punto della rete il malato debba essere dirottato. Per questo sul territorio deve essere potenziata la rete della medicina generale. Per quanto riguarda l’emergenza-urgenza, essa deve restare sul territorio. Un’ipotesi potrebbe essere quella di separare i “codici verdi e bianchi” – meno urgenti – da quelli più urgenti. La riabilitazione e la lungodegenza, poi, dovrebbero restare sul territorio».
Lei viene dal mondo accademico: come giudica l’esperienza politica di questi anni? «A queste domande non rispondo in presenza di giornalisti ».
Pensa che si andrà a votare nel 2012? «Non ho mai affrontato questioni politiche e non intendo farlo neanche ora».
Alessandro Cassinelli