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Checco Zalone: «Sarò il presidente di Confindustria»

Checco Zalone come Giovanni Verga. Alla fondazione E. di Mirafiore di Fontanafredda, venerdì scorso, per palesare maggiormente lo spirito critico e la profondità dell’ospite invitato da Oscar Farinetti, sarebbe bastato leggere l’incipit di una celebre novella verghiana: «Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo». È la tecnica narrativa dello straniamento: la rinuncia al proprio pensiero per vestire al meglio i panni del protagonista. Lo stesso espediente è utilizzato dal comico più celebre degli anni zero zero che in ogni sua gag indossa una maschera: diviene italiano medio, ignorante e succube dei media. Accompagnato dal suo regista, Gennaro Nunziante, lo showman pugliese, con canzoni e battute, ha «piegato in due» il pubblico: una risata continua, per tutta la durata dell’incontro.

Ecco qualche stralcio del dibattito. Checco, sei così spiritoso anche nella vita di tutti i giorni? «Sfatiamo il mito del comico triste. Io sono disperato! Sono un tipo molto ansioso: essere sempre performante è una tortura. Inoltre il mio compito è quello di impersonare la gente ignorante, che solitamente si riconosce dai tratti somatici, no?». Parlaci delle tue imitazioni. Da dove nascono? «Tutti i personaggi (celebri e no) da me imitati, mi appassionano assai. Sono curioso di capire come Vendola, Carmen Consoli, o Jovanotti riescano a trasmettere la propria idea. La voglia di scoprire mi permette di notare anche i loro difetti. Così ho anche capito la tecnica di Vasco Rossi: intercalari e versacci». A quali film ti ispiri per i tuoi lavori? «Oggi sto riscoprendo Totò, ma Alberto Sordi è stato il mio maestro. Uno degli ultimi film che ho avuto il piacere di vedere si chiama Entouchables (Quasi amici in italiano). Mi ha colpito nel profondo». Quali film consideri come “antimodelli”? «Non sono solito schierarmi: i cinepanettoni sono un fenomeno strano che ha persistito per anni». La risposta di Gennaro Nunziante: «Sono convinto del fatto che Cado dalle nubi (2009) e Che bella giornata (2011) abbiano segnato la fine dei cinepanettoni e, più in generale, la sconfitta della comicità incentrata su temi bassi. Per suscitare la risata non per forza occorre parlare di corna, tradimenti e lotte condominiali; la discriminazione razziale e sessuale, il ruolo della Chiesa e delle autorità sono tematiche a cui tutti dovrebbero far fronte durante il proprio lavoro. Noi lo facciamo. Io e Checco abbiamo un’idea ben chiara e limpida per ciò che concerne il futuro dell’Italia dalla quale derivano molte tematiche trattate nei nostri film: è stata allestita una vera e propria macelleria sociale, le fasce più deboli stanno perendo amaramente. Non parlare del mondo d’oggi, non schierarsi, sarebbe una vera e propria ipocrisia». Quindi il prossimo film parlerà di politica? «Nel prossimo film sarò il nuovo presidente di Confindustria».

 

mar.vi.

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