Il direttore risponde (25 settembre)

«Per una nuova stagione politica bisogna cambiare mentalità» Egregio Direttore, in luglio avevo letto un suo interessante intervento sulla spesa pubblica e sulla necessità di attuare veri risparmi a tutti i livelli. Analoghe le parole della Presidente di Confindustria di Cuneo alcuni giorni dopo. La risposta alla domanda “Come tornare a crescere?” passa certamente per il risparmio di denaro pubblico, argomento sul quale, tante volte, ho insistito anch’io. Per comprendere quanto questo sia oggi necessario, però, bisogna avere il coraggio di riconoscere che l’attuale crisi trova in molta politica una concausa o comunque un’aggravante. È innegabile ad esempio che i centri di spesa siano aumentati, soprattutto con il federalismo: oltre alle Regioni, Province e Comuni abbiamo visto introdurre le comunità montane e quelle isolane, le città metropolitane, le circoscrizioni, ecc. Per restituire dignità alla politica – e al Paese – bisogna abbandonare definitivamente tutte le logiche che preservano e aumentano le cosiddette “poltrone” e concentrarsi invece sulle vere necessità dei cittadini. Non solo Grillo – del quale si parla ormai in termini di “populismo”, senza il necessario approfondimento – ma anche Renzi e altri, hanno posto chiaramente il problema dei costi della politica; eppure molti sembrano non capire che non è più possibile mantenere questi privilegi e che, alla fine, è “la somma che fa il totale”. Per inaugurare una nuova stagione politica, in modo autentico, bisogna però cambiare mentalità avendo chiaro che non si può più governare mantenendo tutto com’è, con la costante preoccupazione della rielezione. Soltanto chi ha veramente a cuore il bene e i servizi dei cittadini è in grado di iniziare un cammino diverso in cui si distingue fra tagli che colpiscono i servizi, e quindi i cittadini, e tagli giusti e doverosi. Per voltare pagina bisogna anche riconoscere che la cattiva politica non è l’eccezione: non a caso diversi enti locali si trovano in stato di dissesto o grande difficoltà esattamente come il nostro Paese (Alba, che ha azzerato i debiti, è una felice eccezione). Anche per questo è incredibile che il nostro Parlamento non riesca a fare una legge che fermi la corruzione dilagante, né una legge elettorale che ci permetta di scegliere tutti i nostri rappresentanti.

Marta Giovannini, consigliere comunale albese

La cattiva politica non è un’eccezione. Credo che molti cittadini siano pronti a sottoscrivere questa affermazione. Davvero siamo tutti stanchi. Anche di parole, di promesse, di analisi. Sono d’accordo che sia una questione di mentalità, e in questo senso tutti i cittadini sono coinvolti, perché tanti, troppi, pensano solo a se stessi, partendo dall’evasione fiscale fino ai vari corporativismi. Tuttavia, e le ultime vicende che riguardano la Regione Lazio ne sono una prova, chi ci governa e amministra, a tutti i livelli, salvo singole eccezioni, non è più credibile. Abbiamo bisogno di fatti, basta con le parole. È così difficile rinunciare ai privilegi, benché legittimati da questa o quella legge, per mettersi davvero dalla parte dei cittadini, in particolare quelli più in difficoltà, i pensionati al minimo, chi ha perso il lavoro, chi non riesce ad arrivare a fine mese? Ogni politico deve avere uno scatto di dignità e un sussulto di responsabilità. E assumersi l’impegno di fare un passo indietro, non considerando più l’incarico che ricopre un privilegio e un’opportunità di cui approfittare per se stesso, ma come un servizio per il bene di tutti. Chi avrà il coraggio di rinunciare anche a quello che gli spetta per essere solidale con i più deboli? Nutro poche speranze, in verità. È passato quasi un anno da quando, con l’insediamento di Mario Monti come presidente del Consiglio, finalmente ci è stato detto che siamo nel pieno della crisi economica e che tutti dobbiamo stringere la cinghia. Un anno è passato e nulla sembra essere cambiato nei palazzi del potere. Di questo passo quello dell’astensionismo rischia di diventare il primo partito. Non per scelta deliberata, ma per l’impossibilità di scegliere qualcuno di affidabile. Paradossalmente, però, questa situazione offre l’opportunità di emergere non solo a chi fa del populismo la sua bandiera, ma anche a chi vuole ripercorrre le orme di persone come La Pira e De Gasperi, politici votati al bene comune, al servizio del popolo e non di se stessi, difensori dei valori civili e democratici. Veri cristiani.

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