Una realtà misconosciuta

Giudizio immediato per l'uxoricida di Canelli

«La realtà del Tribunale ecclesiastico è spesso non solo fraintesa, ma anche misconosciuta all’interno della Chiesa». Lo ha affermato nella sua relazione don Ettore Signorile, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico regionale piemontese in occasione, sabato scorso a Torino, dell’inaugurazione del 74esimo anno giudiziale. Prima di rappresentare il lavoro svolto nel corso dello scorso anno, dopo il saluto di mons. Cesare Nosiglia, presidente Cep e moderatore del tribunale, hanno voluto ringraziare i colleghi di quello ligure mons. Paolo Rigon e del Tribunale di appello lombardo don Vajani. Oltreché i vescovi piemontesi presenti (Lovignana, Catella, Badini Confalonieri, Ravinale, Guerrini, Micchiardi, Cerrato).

I dati

Sono state 101 le cause di nullità matrimoniale concluse in prima istanza di cui per 19 non è stata constatata la nullità. Su 168 capi di nullità esaminati riferiti alle 101 cause emerge l’alto numero riferito a motivazioni legate alla natura psicologica, all’immaturità che supera quella delle simulazioni come l’esclusione dell’indissolubilità (32) e della prole (25). Quasi la metà delle persone che hanno presentato istanza di nullità sono impiegati, operai, liberi professionisti e insegnanti. Poche unità i disoccupati e gli studenti. In media la convivenza coniugale delle 101 cause decise è durata tra i cinque e i dieci anni per il 27%, circa 16% per le fasce tra un anno e cinque. Per otto coppie la convivenza non ha raggiunto l’anno. Il 72% non ha avuto figli e il 18% ne ha uno. In media si erano sposati tra i 25 e i 34 anni. Tranne che per 28, le cause si sono concluse in meno di due anni e mezzo. I giudici si sono dovuti confrontare con due casi eclatanti: un matrimonio celebrato tra due persone di culti diversi contratto senza la dispensa e l’altro che ha visto la celebrazione del matrimonio religioso da parte di chi, dolosamente, si è presentato al parroco con una falsa documentazione che nascondeva un precedente matrimonio. Un accenno anche all’Ufficio dei Patroni stabili, messi a disposizione dal Tribunale, al quale si può ricorrere senza spese, che ha affrontato 402 consulenze.

Commento

«Viviamo in un contesto – ha ricordato don Signorile – nel quale l’unione dell’uomo e della donna è per lo più concepita senza il matrimonio. È oggi sempre più difficile cogliere la portata dell’espressione “Chiesa domestica” introdotta dal Concilio Vaticano II, che voleva sintetizzare la valenza ecclesiale e comunitaria del matrimonio e della famiglia, superandone una visione giuridista e individualista e, nel contempo, una deriva sentimentalista oggi più radicata che mai». Il rapporto tra divorzi e cause di nullità concluse in Italia è di 4 nullità ogni 100 divorzi. Le cause canoniche continuano a presentare un’incidenza in proporzione davvero esigua. «Questo fatto – ha ricordato Signorile – non deve certo sminuire il significato del lavoro pastorale del tribunale e il suo rilievo per la coscienza dei fedeli, occorre infatti credere nella preziosità di questo nostro lavoro per la salvezza delle anime».

Proposte

Il Vicario giudiziale ha poi lanciato un appello ai Vescovi piemontesi, che a volte lamentano la lunga durata delle cause, perché favoriscano lo studio del diritto canonico da parte di sacerdoti giovani da valorizzare in Diocesi e nella Regione ecclesiastica per la loro specializzazione canonistica. Ha anticipato che il 2013 vedrà la predisposizione di un nuovo programma per la gestione delle cause realizzata in collaborazione con il Tribunale del Triveneto. Sempre quest’anno il Terp avrà una sua visibilità autonoma in Internet, sulla falsariga di altri tribunali regionali come il ligure e il lombardo. Nei prossimi mesi sarà organizzato un convegno regionale organizzato dal Tribunale ecclesialistico e la pastorale familiare.

Prolusione

Nella sua prolusione “Il concilio Vaticano II e il matrimonio canonico: capacità e consenso nella convergenza tra pastorale e diritto”, Ombretta Fumagalli Carulli ha tratteggiato il percorso che dal Concilio ha condotto ai due codici, della Chiesa latina e delle Chiese orientali, e si è soffermata sull’armonizzazione conciliare effettuata da dottrina e giurisprudenza nei circa 20 anni che vanno dalla chiusura del Concilio alla pubblicazione del Codice della Chiesa latina. Ha poi preso in considerazione le novità del Codex iuris canonici più direttamente collegate allo spirito conciliare. Ha concluso evidenziando qualche problema aperto.

Chiara Genisio, A.g.d.

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