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BIRAGHI: Meno tasse sul lavoro

Franco Biraghi, presidente della Valgrana di Scarnafigi e della sezione alimentare dell’Unione industriale della provincia, sarà per i prossimi quattro anni il presidente di Confindustria Cuneo. Succede a Nicoletta Miroglio; il suo nome era stato proposto come candidato unico e accolto dalla Giunta il 22 aprile scorso. «Uomo pragmatico», si è definito nel discorso tenuto a elezione avvenuta.

Da neopresidente di Confindustria come giudica l’operato del presidente uscente, Nicoletta Miroglio?

«È stata una gran presidente. Il suo operato è stato molto valido anche a livello organizzativo, aprendo una nuova stagione e riuscendo a creare una discontinuità nelle cariche, rimaste fossilizzate sulle stesse persone per anni. Dopo di lei a ogni ciclo di quattro anni si cambieranno le cariche».

La crisi nella nostra zona ha tardato, ma ora ce la troviamo di fronte. Quali sono le sue previsioni e le sue soluzioni?

«In provincia di Cuneo siamo arrivati a un livello basso. In Italia lo scorso anno la disoccupazione è aumentata del 20 per cento, ma in Piemonte, la regione maglia nera, è aumentata del 40. La nostra provincia è alle spalle di quella di Asti, al secondo posto, triplicando nel giro di tre anni il numero di disoccupati. Bisogna cambiare le cose».

Dove si inizia?

«Dalla mentalità troppo rigida. Negli ultimi anni si è fatta strada la filosofia del “no”. Faccio un esempio: davanti alla richiesta di un permesso o un’autorizzazione, il funzionario può usare due metodi di valutazione: il primo è interpretare la legge al fine di capire se e come sia possibile concedere l’autorizzazione; il secondo è interpretare la stessa legge per trovare il modo di negarla».

Quindi il problema non sono le leggi troppo rigide?

«Le leggi italiane di per sé sono molto restrittive, e alcune andrebbero cambiate, ma dato che è molto complicato per ovviare al problema un cambiamento di filosofia sarebbe più pratico».

E a livello produttivo cosa si può fare?

«L’economia è matematica. Se produco di più vendo di più, e se produco di più gli operai guadagnano più soldi, che spendendo faranno ripartire il mercato».

Quindi la decrescita è una filosofia errata?

«La decrescita felice è una cosa da snob: quando non si hanno soldi la decrescita è un dramma. Ma preferisco i fatti alle parole; di queste ultime negli anni ne abbiamo fatte troppe e guardi dove siamo arrivati. Noi dobbiamo focalizzare i nostri punti di forza – l’inventiva e la forza lavoro – e sfruttarli al massimo».

Come potremmo fare?

«Lasciar lavorare chi ha voglia di farlo, defiscalizzando gli straordinari e i secondi lavori e liberare le inventive dai mille lacci e lacciuoli della burocrazia».

Nel suo discorso ha anche toccato il tema delle infrastrutture, in particolare l’Asti-Cuneo.

«L’autostrada è la nostra priorità a livello di infrastrutture e un grave problema: se non ovvieremo al più presto rischieremo di restare isolati dal resto del tessuto produttivo. È un chiaro esempio di ciò di cui parlavo prima: la filosofia del no; se non cambieremo qualcosa rimarrà ferma ancora per molto tempo, sul discorso del tunnel sotto il Tanaro ad Alba».

Tra i vicepresidenti nominati da lei spunta un dirigente della Ferrero.

«È un vanto personale, avevo il forte desiderio di far entrare nel direttivo un persona del gruppo dolciario albese, si tratta di Pietro Maria Brunetti, direttore delle relazioni esterne. È molto importante per noi avere un esponente della prima azienda italiana e una tra le migliori al mondo. Il suo sguardo da uomo impiegato in una realtà tra le più organizzate, ne sono sicuro, gioverà al nostro operato».

Cristian Borello

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