Miroglio, questione ancora aperta

Franco Miroglio, l'uomo e l'impresa

ALBA Mentre si attendono per questi giorni i dati del bilancio, venerdì pomeriggio il piazzale davanti allo stabilimento Miroglio di via Santa Barbara, ad Alba, è stato sede di una manifestazione di protesta. A fare sentire le loro ragioni, gli addetti alle portinerie che negli ultimi mesi, come già ha più volte scritto Gazzetta, stanno facendo i conti con la precarietà del loro posto di lavoro. Il sit-in di protesta rappresentava il finale di una giornata iniziata al mattino con la riunione presso l’Unione industriale, che ha visto la partecipazione di una rappresentanza della ditta albese e del fronte sindacale composto da Angelo Vero (Cisl), Michele Penna (Cgil) e Mauro Icardi (Uil).  «Nella discussione», ha detto Vero, «la ditta ha dapprima insistito sulla propria posizione: messa in mobilità di tutti i lavoratori e l’appalto del servizio a una ditta esterna».
«Ma il sindacato ha portato una controproposta», ha proseguito Penna. «Partendo dal presupposto che Miroglio vorrebbe fare assorbire i lavoratori alla ditta appaltante il servizio, abbiamo avanzato l’idea di gestire come un corpo unico le portinerie stesse, in passato divise tra Textile e Fashion, riducendo i costi».  Icardi aggiunge: «Nella trattativa si è discusso di cinque lavoratori in esubero dopo la chiusura della portineria di strada Tagliata– alcuni prossimi alla pensione – che siamo disposti a gestire mediante ammortizzatori sociali. Sulle prime la ditta ci è sembrata scettica, ma dopo la discussione, il Gruppo tessile è parso aver preso in considerazione la proposta, riservandosi qualche giorno di tempo, sino alla prossima riunione che si terrà giovedì di questa settimana per analizzare l’offerta. I lavoratori sarebbero disposti a diminuirsi lo stipendio a patto di rimanere in Miroglio».

Cristian Borello

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