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Un cammino che deve continuare

Ogni viaggio, non può mai lasciarci indifferenti; ci cambia, ci rinnova, anche se forse non ce ne accorgiamo: è come acqua di un fiume che, a poco a poco, plasma le sue pietre. Da pochi giorni sono rientrati i 308 pellegrini della Diocesi di Alba dal pellegrinaggio a Roma per l’Anno delle fede. Ciascuno di noi si è messo in cammino fin dal primo momento che ha accolto l’invito: in chiesa dal proprio parroco, sul giornale, sul bollettino, per strada o semplicemente con una chiacchierata tra amici e parenti. L’invito col passare dell’estate si è fatto sempre più vicino e così, nel cuore della notte del 1° settembre abbiamo iniziato questo pellegrinaggio: 6 pullman, tanti sacerdoti, il nostro vescovo Giacomo Lanzetti e il vicario generale don Giancarlo Gallo.

Siamo partiti pieni di speranza, un pizzico di curiosità, accompagnati da un filo silenzioso, ma con una voce potente che in diversi modi ha bussato al nostro cuore: la fede! Quattro giorni intensi, pieni di emozioni, a volte anche di fatiche, ma compensate dalle bellezze della Città eterna, dalla grandezza dell’arte, da nuovi orizzonti che si aprono con il dialogo, l’amicizia, la condivisione. Per ciascuno di noi questo pellegrinaggio ha la sua sfumatura, i suoi ricordi, ma per tutti è stato un viaggio alla riscoperta delle proprie radici, a volte dimenticate, trascurate.

Resterà il viaggio iniziato con la dolcezza della Madonna, al santuario di Montenero, presso Livorno: è grazie al suo sì se noi oggi siamo cristiani; il viaggio del cuore penitente, ricordando le parole del beato Giacomo Alberione. Rivisitando i luoghi di san Paolo abbiamo compreso che Dio chiama chiunque, anche coloro che si ribellano a lui, proprio come l’apostolo di Tarso, grande persecutore dei cristiani e poi esemplare annunciatore del Vangelo al mondo. Resterà il viaggio dell’Eucaristia quotidiana, dell’udienza col caro papa Francesco nella grande e immensa piazza San Pietro. Trepidante l’attesa del Santo Padre che vuole abbracciare tutti, che ci ama, soffre e lotta perché ci sia pace, perché i giovani siano la speranza del domani e che esorta tutti con queste tre parole: accoglienza, festa e missione!

pellegrini diocesi alba a roma

Il Papa ha parlato ai giovani, ci ha posto delle domande a cui abbiamo detto sì: sì a un futuro di speranza, di missione e di amore! Resterà il viaggio della memoria: quella del nostro Battesimo celebrato nel primo battistero della basilica di San Giovanni in Laterano, dove ha presieduto l’Eucaristia il vescovo Diego Bona: abbiamo riconfermato le nostre promesse, il nostro Credo, la nostra fede. Se siamo cristiani lo siamo grazie al Battesimo, ma lo dobbiamo essere anche alle periferie delle nostre strade, uscire fuori dai soliti confini, mettere in pratica le parole del Vangelo che non è uno scherzo, come ci ha ricordato il nostro Vescovo.

Il viaggio si è concluso a Santa Maria Maggiore, dove il Papa aveva portato un mazzo di fiori, il giorno seguente alla sua elezione. Nella casa della Madonna Salus populi romani, nelle sue parole conclusive il Vescovo ha caldamente invitato a far sì che il pellegrinaggio non finisca ma abbia un seguito; e il primo appuntamento sarà la convocazione a ritrovarsi insieme in cattedrale per la solenne chiusura dell’Anno della fede.

La Madonna ha iniziato e chiuso questo nostro pellegrinaggio e ora ci invita ad andare ad annunciare, a testimoniare la gioia di questa esperienza, delle parole che abbiamo ascoltato e dei passi che abbiamo fatto, a coloro che per svariati motivi non sono potuti venire, ma che abbiamo portato con noi, nel cuore! Il 5 settembre siamo ritornati nelle nostre parrocchie, dopo essere stati accolti, aver festeggiato, ora è il tempo della missione. Buon cammino nelle nostre parrocchie e grazie a tutti per tutto.

Letizia Battaglino

La fede è tutto per noi

Dall’omelia del cardinale Giovanni Coppa ai pellegrini albesi in San Pietro

Carissimi, vi saluto con tutto il cuore in questa basilica, che è il centro e simbolo di fede. Mi rallegro per il numero davvero eccezionale in cui siete venuti, e vi auguro che questa così vasta presenza a Roma sia per voi, come per tuta la Diocesi, un vero accrescimento di fede. La fede! Benedetto XVI ha indetto l’Anno della fede con l’unico obiettivo di ridarle il suo giusto posto in questo momento di crisi, in cui la fede si è offuscata, e l’uomo di oggi esclude Dio dalla sua vita. A tale scopo, papa Francesco, unito a papa Benedetto, ha inviato alla Chiesa l’enciclica La luce della fede, un documento ad ampio respiro che si può riassumere con tre parole: risposta, comunione, frutto di amore.

La fede è risposta a Dio, che ci ha parlato in Gesù Cristo. Il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che «credere in Dio comporta conoscerne la grandezza e la maestà; vivere in rendimento di grazie; fidarsi di lui sempre, anche nelle avversità; riconoscere l’unità e la vera dignità di tutti gli uomini creati a sua immagine; usare rettamente le cose da lui create». Èun programma esigente, che coinvolge tutti. La fede stabilisce per noi un rapporto personale con Dio che ci ama uno a uno come figli. Perciò, come scrive papa Francesco «la fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome». Essa «non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi, e apre uno spazio nuovo all’esperienza umana». Perciò la fede cambia la nostra vita ed esige forti prese di posizione: andare contro corrente, mettere la fede al primo posto, perché la fede non è un elemento decorativo. No, la fede è un modo nuovo di vedere le cose con gli occhi di Gesù. Vi pare poco? La fede non è uno scherzo. Gesù stesso disse a santa Angela da Foligno: «Non ti ho amato per scherzo».

La fede è comunione. Non è isolarsi, chiudersi in se stessi, staccarsi da Dio e dagli altri, ma è aprirsi nella comunione e nella solidarietà. Papa Francesco sviluppa questo concetto: «Chi si è aperto all’amore di Dio, ha ascoltato la sua voce e ha ricevuto la sua luce non può tenere questo dono per sé. Poiché la fede è ascolto e visione, essa si trasmette anche come parola e come luce ». L’importante è donarsi e quello che conta non è mettere al centro noi stessi, ma gli altri, e inserirsi nella comunità della quale facciamo parte. In questo modo «l’esistenza credente diventa esistenza ecclesiale. E come Cristo abbraccia in sé tutti i credenti che formano il suo corpo, il cristiano comprende se stesso in questo corpo, in relazione originaria a Cristo e ai fratelli nella fede». Quindi il grande nemico della fede sono l’egoismo e l’indifferenza. Questo è il grande pericolo delle nostra comunità: chiudersi in se stessi e ignorare il vincolo che ci unisce in Cristo ai fratelli. La persona vive sempre in relazione. Dagli altri noi abbiamo ricevuto la fede, genitori, maestri e sacerdoti: di qui l dovere di continuare quella grande catena e tramandarla con autenticità alle nuove generazioni.

La fede diventa frutto di amore. Citando sant’Agostino, papa Francesco ci dice che «credere è toccare con il cuore». Non si tratta di prestare l’assenso a un insieme di verità astratte, al contrario tutta la vita entra in un cammino verso la comunione di amore con il Dio vivente. La fede non significa ripetere formule stantie, ma entrare in comunione vitale con il Dio che ci ama e che amiamo. Nella Chiesa egli ci comunica la sua stessa vita mediante i sacramenti, soprattutto mediante l’Eucaristia. I sacramenti ci inseriscono in un respiro cosmico, ci rendono una cosa sola con Dio, che è buono e perdona, ci fanno vedere che «la luce della fede è quella di un Volto in cui si vede il Padre». Carissimi, la fede è tutto per noi! In questa Messa dobbiamo chiedere ardentemente al Signore che aumenti la nostra fede. Recitiamo ogni giorno l’atto di fede? La fede è tutto perché è beatitudine. Come ha detto il Concilio, lo spirito delle beatitudini deve compenetrare il cristiano in tutto quello che fa nella famiglia e nella società. E se la fede è beatitudine, dev’essere veramente il centro della vita cristiana. È vero che la fede non sta formalmente nelle otto beatitudini, ma ispira e profuma tutto il Vangelo. Elisabetta dice a Maria: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Gesù risponde alla professione Pietro: «Beato sei tu, Simone…»; parole che stanno scritte a caratteri giganteschi attorno alla cupola di questa basilica.

Così la beatitudine della fede diventa per noi un impegno continuo, in questo Anno della fede e sempre. Sì, beati noi se abbiamo fede! Con Maria Santissima, che ha creduto, uniti a Pietro, maestro di fede, vogliamo aderire a Cristo vivente nella Chiesa, per amarlo ed essere afferrati totalmente da Lui.

+Giovanni card. Coppa

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