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Alba, il Comune vuole il multipiano di piazza San Paolo

ALBA Anche il sindaco Maurizio Marello ha scritto la letterina a Babbo Natale. Lo ha fatto (idealmente) nella seduta consiliare di venerdì scorso, elencando i grandi interventi che vorrebbe vedere realizzati: il riscatto del multipiano di piazza San Paolo e il conseguente scioglimento del contratto pluriennale stipulato dal Comune con Parcheggi Italia, nuove strade per alleggerire il traffico e grandi parcheggi fuori dal centro. Si tratta di opere da libro dei sogni, visto che la legge finanziaria in fase di approvazione al Senato non consente di accendere nuovi mutui a un Comune, come Alba, che li ha azzerati.

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Alcuni consiglieri di opposizione in Consiglio comunale.

«Se le cose dovessero cambiare però, visti i tassi relativamente bassi, si potrebbe valutare di realizzare grandi opere richiedendo prestiti», ha detto il sindaco Maurizio Marello, approfittando dell’assist fornito dall’assessore alle finanze Luigi Garassino, il quale pochi minuti prima aveva riferito al Consiglio che «l’ente di piazza Duomo, avendo cancellato il proprio debito, può potenzialmente accendere mutui per 116 milioni di euro».
Passando alle certezze, nel 2016, grazie alle novità della nuova manovra finanziaria varata dal Governo (che concederà ai Comuni di superare i vincoli del Patto di stabilità e spendere una parte consistente dell’avanzo di amministrazione, ammontante – nel capoluogo delle Langhe – a 8,6 milioni di euro), l’Amministrazione investirà in opere pubbliche «oltre 6 milioni di euro (quasi 4 milioni dei quali per la costruzione del primo lotto funzionale della scuola media nel quartiere Moretta), senza incrementare tasse e tagliare servizi», ha affermato il sindaco Maurizio Marello.
Il gruppo di Forza Italia ha votato contro. «Dopo gli aumenti deliberati negli scorsi anni, l’addizionale comunale Irpef e l’aliquota Imu non sono state più abbassate», ha affermato Gionni Marengo. «Sarebbe pertanto opportuno pensare a come ridurre il carico tributario che grava sugli albesi».

Enrico Fonte

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