Il Governo si dà un buon voto

L’INTERVISTA Stefania Giannini ospite alla fondazione E. di Mirafiore
Sono passati pochi mesi dall’entrata in vigore del decreto sulla “Buona scuola” che ha condotto Stefania Giannini, ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca del governo di Matteo Renzi e promotrice del decreto, nell’occhio del ciclone. Giannini ha tenuto una lezione alla fondazione E. di Mirafiore venerdì 27 novembre per fare il punto sul sistema scolastico italiano.

Stefania Giannini ministroGiannini, è possibile stilare un primo bilancio della “Buona scuola”?
«Le leggi sono strumenti utilizzabili per confermare l’attuale stato delle cose o per apportare cambiamenti. Con la “Buona scuola” abbiamo adottato la seconda linea, decisione che ha reso il tema dell’istruzione argomento di discussione nelle aule del governo e in quelle scolastiche. Il primo bilancio che posso stilare riguarda la puntualità con cui sono stati eseguiti gli interventi previsti: per questo il governo si merita un buon voto. Per ricevere un vero feedback sulla riforma è necessario attendere almeno tre anni dalla sua attuazione. Sono molto soddisfatta per il cambio di atteggiamento tra i docenti e il personale scolastico, prima molto critici e ora aperti al confronto. Per questo, forse, ci meritiamo un altro più».
Alla luce dei recenti sconvolgimenti europei, è preferibile investire nella difesa o nella cultura come lotta al pregiudizio e all’integrazione?
«Difesa e istruzione viaggiano fianco a fianco e, come in una bilancia, per garantire l’equilibrio è necessario destinare a ciascuna parte la medesima quantità di energia e denaro. Non è una decisione né facile né comune, ma credo sia quella giusta. In quest’ottica stiamo lavorando affinché in tutte le scuole d’Italia e d’Europa sia introdotta l’educazione alla cittadinanza europea come materia scolastica».

L’ultimo rapporto Ocse sulle università italiane non mette in buona luce gli atenei della penisola: l’Italia è agli ultimi posti per spesa per l’istruzione universitaria, per il numero di laureandi e occupati post laurea. Come invertire questa tendenza?
«Il principale difetto delle università italiane, prevalentemente quelle umanistiche, è di offrire molte conoscenze e poche competenze. Risolto questo, obiettivo che ci siamo posti di concretizzare nel minor tempo possibile, in alcuni casi, vista l’autonomia nelle strategie di sviluppo delle università, non sussiste nemmeno il problema: si verificherà un’inversione di tendenza».

Manuela Anfosso

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