ISTRUZIONE Entri e ti avvolge un “profumo” di bambini, come quello che riaffiora dal ricordo dell’infanzia: voci che si rincorrono, battimani, canti, grembiulini colorati e colletti bianchi che fanno capolino, ordinata animazione, insegnanti discrete e presenti, gioiosità, luce. L’ingresso di via Accademia 1 – siamo alla scuola materna Città di Alba – immutato nelle sue forme architettoniche da oltre un secolo, pur nella cura dei dettagli propria di un’istituzione che funziona, rimanda a un tempo lieve, passato, in filigrana, forse un po’ demodé, come pure sono le immagini migliori della vita.
Entri, dicevamo, e, in un rapido volgere di sguardo, ti accorgi che 170 anni – tanti si prepara a festeggiarne la scuola – non sono passati senza tracciare un buon solco. I segni del tempo – quelli che sanno raccontare una storia, ripercorrendo la tradizione e proiettandosi nel domani – si leggono nei lunghi elenchi di persone, nei cognomi che si ripetono sui registri, nelle immagini d’epoca, nei due pianoforti ottocenteschi, che rimandano l’immagine in bianco e nero delle religiose d’un tempo intente alla musica per accompagnare le voci dei bambini.
Eppure, lungi dal sentire il peso degli anni, l’istituto scolastico guidato da Luciano Giri (presidente del Consiglio di amministrazione dell’ente costituito da Comune, Curia, fondazione Cassa di risparmio di Cuneo e centro studi Beppe Fenoglio), coadiuvato dalla vicepresidente Maria Cangialosi e diretto da Consuelo Cagnasso, nel ricordare i quasi 17 decenni dalla fondazione, riscopre la sua vocazione, proiettandosi avanti nell’innovazione.
Basta, per fare un solo esempio, fermarsi a guardare i bimbi delle classi d’inglese per capire quanto la scuola fondata nel 1847, «per provvedere all’educazione dell’infanzia», abbia coniugato fin qui in una sintesi felice l’anelito all’istruzione per tutti. L’istituzione è sempre stata un fiore all’occhiello della città, gestita dal Comune con il contributo di laici e religiosi, il luogo in cui i bambini delle famiglie agiate impaparavano a condividere il gioco e la vita con i meno fortunati. Ci fu un tempo, infatti, in cui la Città di Alba funzionò anche da orfanotrofio, sempre sostenuta a livello economico dal senso civico degli albesi.
Lo si evince, dando un rapido sguardo agli archivi, dal fascicolo “Nuovo asilo infantile d’Alba”, con il quale si illustrava – nel 1900 – il recente ampliamento della struttura. Era il 1880 quando «un comitato di benemeriti cittadini iniziò un’agitazione pro infantia, promuovendo una lotteria che fruttò una cospicua somma di lire: 6.232, e lo stesso comitato continuò l’opera propria fino alla realizzazione dello scopo per il quale era costituito, raccogliendo denari con feste, balli e rappresentazione di beneficenza, ottenendo inoltre in occasione delle nozze d’argento degli augusti sovrani, la bella somma di lire 25 mila, elargite dall’Amministrazione comunale, che in così degno modo ne festeggiò la ricorrenza».
Così, il nuovo asilo, cinquant’anni dopo la fondazione, sorse sull’area odierna, sede dell’antica caserma di San Domenico, anch’essa donata dal Comune, su progetto e direzione dei lavori curati gratuitamente dell’architetto Costanzo Molineris. In quasi due secoli si può dire che tutte le famiglie albesi abbiano conosciuto per i loro figli le cure della struttura, tanto che oggi, preparandosi a ricordare i 170 anni di vita e i 120 dalla nuova edificazione, la scuola materna Città di Alba sta pensando a iniziative di sicuro interesse, anche attraverso il riordino degli archivi.
Intanto, circa duecento piccoli, divisi in varie sezioni, dal nido alla materna bilingue, passando per la primavera, seguiti da 21 insegnanti, ricordano al visitatore e ai genitori che la buona tradizione ha lunga vita.
Maria Grazia Olivero