Antonio Maria Costa e il mondo di oggi, tra crisi e speranze

FINANZA Antonio Maria Costa presenta il suo libro “Scaccomatto all’Occidente”
Su un trapezio pericoloso, insidiato da meteoriti vaganti, il circense appare in bilico: nessuno sa se cadrà o recupererà l’equilibrio. È il mondo odierno, pericolante a causa di un sistema finanziario, politico e terroristico incuranti della sua salute. Questo lo scenario su cui si snoderà un evento letterario dall’imprescindibile urgenza. Venerdì 8 aprile alle 21, nel Centro ricerche Ferrero (ex Filanda, via Pietro Ferrero), Antonio Maria Costa (ex vicesegretario generale delle Nazioni Unite) presenterà il suo ultimo lavoro: Scaccomatto all’Occidente, edito da Mondadori.
Antonio Maria CostaCosta è nato in Piemonte nel giugno 1941. Ha studiato presso le Università di Torino, Mosca e Berkeley (California). È stato membro supplente del Fondo monetario internazionale, direttore generale di economia e finanza presso la Commissione dell’Unione europea, nonché segretario generale della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Nel 2002 è stato nominato direttore esecutivo dell’ufficio Onu che si occupa della lotta contro la droga e il crimine (Unodc).
Perché il mondo finanziario può essere considerato un pericolo, oggi?
«Assistiamo a preoccupanti fenomeni di manipolazione di tassi di interesse, aggiotaggio, riciclaggio del denaro. Il mondo finanziario appare poco regolamentato e protagonista di processi speculativi che ci mettono in serio pericolo».
Il sistema politico è colluso con questo universo?
«La politica ha bisogno del sistema finanziario, non per “corruzione” ma perché i sistemi di governo sono caratterizzati da disavanzi, debiti enormi, carenze strutturali. Le autorità dunque necessitano della finanza e stipulano un tacito patto con quest’ultima a danno del cittadino, invece che rappresentare un intermediario affidabile tra investitori e risparmiatori».
In questo scenario come vede la posizione dell’euro, moneta unica su cui si agglomerano incredibili aspettative e speranze per il futuro?
«In Europa esiste una debolezza strutturale dell’euro, che è una “mezza moneta”, una valuta politica più che finanziaria ed economica in senso stretto. È una moneta che ci è stata imposta, nessuno la ama. Non fraintendiamoci: la valuta unica è necessità, altrimenti saremmo perduti. Ma oggi risulta debole e in futuro sarà con ogni probabilità interessata da ulteriori crisi».
Dunque nella sua opinione il peggio non è ancora passato?
«I governi hanno reagito alla recessione in maniera timida – molte misure sono state adottate su pressione dell’opinione pubblica, molte multe sono state effettuate, ma il perpetrarsi del comportamento corrotto della finanza internazionale non aiuta a superare definitivamente la congiuntura e rimangono problemi strutturali profondi».
Non pare ottimista per il futuro.
«Al contrario, mi ritengo profondamente ottimista: l’umanità pian piano capirà che i problemi vanno risolti, non serve applicare soltanto cerotti. Perché le nostre democrazie non sembrano capaci di far fronte a questi ostacoli? Nel mio testo cerco di rispondere a queste domande, in un contesto romanzato ma onesto».
Matteo Viberti
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