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Testo unico sul vino già a fine anno?

Testo unico sul vino già a fine anno?

VITIVINICOLTURA Si parla da tempo di un testo unico del vino, ma stavolta Governo e Parlamento sembrano fare sul serio, così come si parla da tempo di semplificazione. Non sappiamo se davvero tutto sarà più semplice; di certo crediamo che nella produzione del vino il nuovo progetto di legge potrebbe facilitare il lavoro.

Prima di tutto, diciamo cosa dovrebbe essere il testo unico del vino: una legge sola, composta da 89 articoli, che racchiudono le norme che disciplinano l’attività vitivinicola dal vigneto fino al mercato. I testi attuali destinati all’abrogazione sono la legge 82 del 2006 e i decreti legge 61 del 2010 e 260 del 2000. Grazie al lavoro di revisione e sintesi, ci saranno semplificazioni e novità, in linea con una visione più moderna della produzione del vino e in una logica più internazionale. Tra le novità ricordiamo un approccio più mirato a valorizzare i vitigni autoctoni, la definizione di una resa massima (500 quintali) anche per i vini non Doc o Igt, l’ampliamento del periodo di detenzione delle vinacce (da 30 a 90 giorni), una più netta separazione tra uso delle sottozone e quello delle menzioni geografiche aggiuntive, un differente regime di tracciabilità tra Docg (la fascetta di Stato), Doc e Igt (un codice univoco applicato in etichetta), una maggiore differenza nei controlli tra le Docg (analitici e organolettici) e le Doc (analitici a campione e organolettici solo per i vini con oltre 10mila ettolitri di produzione totale).

Per quanto riguarda l’approvazione definitiva, le previsioni più ottimistiche parlano dell’entrata in vigore del nuovo testo per fine 2016. Tra i parlamentari che si sono impegnati di più ricordiamo il viceministro all’agricoltura Andrea Olivero e gli onorevoli Mino Taricco e Massimo Fiorio.

Del testo unico abbiamo parlato con Gianluigi Biestro, direttore della Vignaioli piemontesi, la più importante organizzazione di produttori del vino italiano. «È un provvedimento importante, che faciliterà l’attività dei vari protagonisti del settore produttivo. Ed è un passo in avanti rispetto al passato, ma avremmo preferito ancora più coraggio. Nelle situazioni più spinose, spesso si è optato per rimandare la decisione a un successivo decreto applicativo. Avendo purtroppo già vissuto il caso della legge 164 del 1992 (anch’essa con decreti applicativi) c’è il timore che questi siano poi approvati con gravi ritardi rispetto alle previsioni», afferma Biestro.

Ci sono situazioni che avreste voluto affrontate in modo differente?

«In particolare avremmo voluto un maggiore snellimento nei controlli, privilegiando quelli chimici e numerici rispetto agli organolettici. I minori costi delle commissioni di degustazione si sarebbero potuti orientare su nuove verifiche chimiche, magari più vicine alle richieste dei mercati, soprattutto esteri. Le commissioni di degustazione, molto opportune nei decenni passati, oggi rispondono di meno alle necessità di verifica dell’attuale periodo storico».

A margine del testo unico, siamo tornati anche sulla proroga al primo gennaio 2017 delle norme sulla dematerializzazione dei registri di cantina, questione di cui Gazzetta si è occupata nelle scorse settimane. Commenta Biestro: «È bene che i produttori non perdano tempo, ma provino già nei prossimi mesi a gestire i registri di cantina con il nuovo sistema informatico, magari monitorandolo in contemporanea con quello cartaceo». Per il mondo del vino, la gestione informatica dei registri sarà un cambiamento epocale: di fronte al controllo, l’operatore inadempiente sarà più vulnerabile. Quando gli addetti ai controlli si presenteranno in azienda non chiederanno più di consultare i registri, ma avranno già in mano la situazione e dovranno solo valutarla rispetto alla realtà di cantina.

Giancarlo Montaldo

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