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Camoletto e il miracolo dell’area Unesco

Camoletto e il miracolo dell’area Unesco 1

SAGGIO Analisi di una terra che è passata dalla “malora” all’industria e al turismo attuali
Lo sviluppo di Alba e del suo territorio viene definito un caso “da manuale” e Stefania Camoletto, esperta in comunicazione e gestione aziendale, ha voluto indagare le ragioni di un tale successo in uno studio sintetico ma esaustivo – Agli uomini di buona volontà, edizioni San Giuseppe – che così viene presentato: «Partendo dalla descrizione dell’esordio industriale e manifatturiero, della rifioritura dell’agricoltura e della nascita del turismo, vengono ripercorse tutte le principali tappe economiche, le vicende storiche e politiche che siglarono questo fortunato caso di sviluppo locale, determinando la svolta da città della malora fenogliana a sito patrimonio dell’umanità».

Il primo capitolo è dedicato all’industria, che nel dopoguerra ha visto la crescita di grandi imprese come Ferrero, Miroglio, Egea, ma che ha saputo puntare alla diversificazione soprattutto nell’ambito dell’agro-alimentare al punto da contare 4.044 imprese. Segue l’analisi dell’agricoltura, con l’iniziale abbandono della terra per le città e poi la rinascita della produzione agricola specializzata nei vini e nelle nocciole. Oggi il settore vanta 37 Doc e 7 Docg oltre a diversi Dop e Igp. Anche il turismo e il terziario hanno visto una crescita esponenziale, soprattutto con gli eventi legati alla fiera e all’asta del tartufo, fino alla candidatura presso l’Unesco come territorio patrimonio dell’umanità. Tra il 2001 e il 2011 il turismo in Langa e Roero è cresciuto del 482 per cento.

Infine Camoletto si sofferma su popolazione e politica, non nascondendo i problemi che proprio la politica avrebbe dovuto risolvere: «Alba è veramente la città del Piemonte più trascurata in fatto di miglioramenti stradali… Questo stato d’isolamento… è costato e ancora costerà in futuro danni incalcolabili alla nostra economia. Siamo tagliati fuori dai maggiori mercati e ben difficilmente Alba verrebbe scelta come sede di nuove aziende da parte di industriali», scriveva l’ingegnere A. Monte nel lontano 1959.

E l’attuale sindaco Maurizio Marello rincara la dose: «Sul piano generale politico ritengo che la nostra provincia, e non solo Alba, sia stata vittima dell’essere democristiana… era considerata una zona tranquilla che non dava fastidio: tu potevi fare le strade e le cose sarebbero andate bene, ma anche se non le facevi le cose sarebbero andate bene lo stesso».
Le cose sono andate bene, non certo per la lungimiranza della politica nazionale, ma per la tenacia di una popolazione e di una classe imprenditrice che ha «riconosciuto prima e valorizzato poi le proprie risorse specifiche – che si sono evolute in autentiche vocazioni produttive di respiro internazionale – e che assumono oggi i caratteri di una rara e originale impostazione glocal», scrive Camoletto. Fa piacere notare che molti dati e riferimenti bibliografici sono attinti dagli archivi di Gazzetta d’Alba e che il ricavato della vendita del libro va ai volontari di Proteggere insieme.
Giusto Truglia

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