MAGISTERO Dai vescovi italiani il messaggio per la Giornata della vita del 5 febbraio
Si intitola “Donne e uomini per la vita nel solco di santa Teresa di Calcutta” il messaggio rivolto ai credenti da parte dei vescovi italiani, in occasione della Giornata per la vita che si celebra il 5 febbraio. Ecco il testo integrale.
Il coraggio di sognare con Dio
Alla scuola di papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con lui osare e agire!
Quando il Papa commenta la parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio «continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con lui, il coraggio di costruire con lui, il coraggio di giocarci con lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto» (Discorso alle famiglie, Filadelfia, 26 settembre 2015).
I bambini e i nonni, il futuro e la memoria
Per papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini «sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza»; i nonni «sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti» (Ibidem).
Una tale cura esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale.
È ciò che ripete ancora oggi santa Teresa di Calcutta con il famoso discorso pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: «Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato»; è ciò che continua a cantare con l’inno alla vita: «La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. … La vita è la vita, difendila».
L’inno alla vita nell’insegnamento di Madre Teresa
La santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: «Nel suo “Ho sete” (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace» (Francesco, Discorso, Assisi, 20 settembre 2016).
Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come «partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio» (Francesco, Amoris laetitia 321).
Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana