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La religione a scuola piace nelle superiori albesi. I risultati di una ricerca universitaria

La religione a scuola piace nelle superiori albesi.  I risultati di una ricerca universitaria 1

INSEGNAMENTO  I dati pubblicati in un volume, a sorpresa, danno risultati positivi soprattutto ad Alba

Una disciplina alla prova è il titolo della ricerca promossa dall’Istituto di sociologia dell’Università salesiana di Roma, dal Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica, dall’Ufficio per l’educazione, la scuola e l’università della Cei e pubblicata dalla ElleDiCi di Torino.

Senza eccedere in un ingiustificato ottimismo, commentano i due curatori, il dirigente scolastico Sergio Cicatelli e il salesiano Guglielmo Malizia, «lo stato di salute dell’Irc (Insegnamento della religione cattolica) si può ritenere soddisfacente: il quadro appare positivo, anche se alcune ombre accompagnano le diverse luci che è stato possibile rilevare».

La quarta indagine nazionale: risultati e analisi

Questo volume pubblica e analizza in profondità i risultati della quarta indagine nazionale sull’Irc, a trent’anni dalla revisione concordataria del 1984, dopo le ricerche precedenti dai significativi titoli: Una disciplina in cammino (1991), Una disciplina al bivio (1996), Una disciplina in evoluzione (2005).

La ricerca si divide sostanzialmente in due parti: la prima è rivolta a un campione rappresentativo di circa tremila insegnanti di religione di scuola statale e cattolica, ai quali si è chiesto di delineare il profilo dell’Irc oggi; la seconda è destinata a rilevare i risultati di apprendimento ottenuti dall’Irc in otto campioni rappresentativi di studenti di alcune diocesi italiane, per un totale di oltre ventimila studenti di ogni ordine e grado di scuola.

La religione a scuola piace nelle superiori albesi.  I risultati di una ricerca universitaria

«L’aspetto sicuramente più innovativo della ricerca è stata la verifica dei risultati di apprendimento degli studenti», osservano i due curatori nelle conclusioni. «Si tratta anzitutto di una provocazione istituzionale: per una disciplina cui è negata la possibilità di sottoporre a esami i propri studenti e che deve adottare modalità di valutazione finale diverse dalle altre materie è una sfida andare a misurare un dato che rimane generalmente nel chiuso delle aule (e dei registri personali degli Idr) e che qui riceve un minimo di pubblicità».

Giovanni Ciravegna

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