La nostalgia in mostra in un garage di Santo Stefano Belbo

La nostalgia in mostra in un garage di Santo Stefano Belbo

SANTO STEFANO BELBO “Museo nostalgia del passato”. È questa l’iscrizione che si trova all’entrata del garage che Sabino Zambrotta, classe 1951, originario di Salerno, ha adibito a museo privato per amici e scolaresche. Tra utensili che si usavano in campagna nel secolo scorso, vecchie Polaroid, auto d’epoca e sci di legno di inizio Novecento, nel suo “ritrovo” (così lo definisce Zambrotta) c’è un po’ di tutto. L’intento, spiega, è dare nuova vita a tutti quegli oggetti che la gente spesso butta via, in modo da non dimenticare tradizioni e culture delle generazioni passate.

Come è nata questa sua collezione?

«La mia è una passione che nasce da bambino. Avevo 5 o 6 anni e abitavo ancora a Salerno. Un giorno, passando vicino a una discarica con mio padre, vidi un pezzo di ferro abbandonato. Lo prendemmo e mio padre ne fece un coltello per ammazzare i maiali. Da quel giorno ho capito l’importanza di non sprecare nulla e riciclare anche gli oggetti che possono sembrare inutili, il mio motto è: “Senza il passato non c’è presente, né tantomeno futuro”».

Quando ha iniziato a raccogliere i pezzi della sua collezione e quali sono i più rari?

«Inizialmente ho tenuto alcuni strumenti che mio padre utilizzava nei campi e alcuni oggetti di mio suocero. Poi, lavorando come camionista, ho avuto modo di passare in tante case. Quando trovavo qualcosa di interessante chiedevo al proprietario di vendermelo. Man mano, negli anni, tanti amici mi hanno regalato o venduto alcuni dei loro cimeli. Sicuramente tra i miei pezzi più importanti c’è una spada napoleonica risalente al 1825 e una lancia da caccia indù che risale a circa 400 anni fa».

Quali sono le modalità di apertura dell’esposizione?

«Si tratta di un museo privato, per cui non c’è nessuno scopo di lucro. Lo mostro volentieri agli amici e alle scolaresche che vogliono fare un tuffo nel passato riscoprendo usi e costumi antichi. La mia soddisfazione più grande è vedere i bambini che vengono a visitare il museo salutarmi per strada, riconoscenti per il momento passato insieme».

Lorenzo Germano

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