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Ad Asti maggioranza divisa sui campi per nomadi

Il sindaco Maurizio Rasero ha nominato la Giunta. Marcello Coppo sarà il vice
Immagine d'archivio

ASTI  L’ex sindaco Giorgio Galvagno, a capo di una lista civica che sostiene la maggioranza, alcuni giorni fa, a sorpresa, ha affrontato la questione dei campi nomadi lanciando una sorta di compromesso.
Il compromesso, dice Galvagno, potrebbe consistere nell’attendere che la zona non presenti più il carattere dell’esondabilità (fra qualche tempo, dopo i lavori già programmati) e quindi dell’inedificabilità assoluta e poi di procedere con un piano di intervento che preveda la costruzione (a cura e a spese dei nomadi stessi), sullo stesso sedime, di casette mobili dotate di tutti i servizi individuali a loro carico (contatori di acqua, luce, gas ecc).

«In pratica una piccola lottizzazione, una sorta di camping con un nuovo regolamento e tutti gli oneri emergenti a carico dei conduttori stessi, compresi quelli di urbanizzazione. Si tratterebbe del metodo più semplice e lineare e forse anche di quello attuabile con meno “confronti” e l’Amministrazione potrebbe essere sollevata da questo spinoso problema. Insomma applicare la regola degli stessi diritti e stessi doveri di tutti i cittadini», afferma Galvagno.

La questione dei campi nomadi torna quindi a far discutere e la maggioranza di centrodestra si trova a confrontarsi con il primo vero dibattito al proprio interno. Il programma elettorale del sindaco Rasero prevedeva il superamento del campo nomadi di via Guerra, con l’abbattimento dei fabbricati e la collocazione delle famiglie in case popolari. Il compromesso proposto da Galvagno non è piaciuto alla maggioranza, soprattutto a quelle forze più legate al tema della sicurezza, come Lega nord e Fratelli d’Italia che hanno chiesto un chiarimento in Giunta su questa disparità di vedute.

La proposta di Galvagno, però, non sembra impensierire il sindaco, che afferma: «Il programma dell’Amministrazione è di andare avanti col superamento del campo di via Guerra per un completo ripristino della legalità, imposto dalle direttive sia nazionali che europee».

Paolo Cavaglià

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