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Conviene investire nei vini pregiati?

Conviene investire nei vini pregiati?

TORINO  Decenni fa, l’acquisto di oro o diamanti (o, in alternativa, il mattone e le obbligazioni) davano ottime garanzie al risparmiatore in termini di sicurezza e di rivalutazione del capitale investito. Da alcuni anni, invece, la cronaca internazionale è piena di capitali investiti svaniti nel nulla o quasi.

In questa complessa e rischiosa situazione economico-finanziaria, l’acquisizione di lotti di vini o distillati di alto pregio e immagine rappresenta una vera eccezione. Molte sono le opportunità e i vantaggi che oggi offre questo tipo d’investimento, vantaggi che vanno ben oltre la famosa frase di un noto avvocato torinese, allora proprietario del celebre Chateaux Margaux a Bordeaux: «È sempre conveniente investire in vino; se va male, potete sempre berlo».

L’ha confermato la recente asta di vini di pregio svoltasi alla nota casa d’aste Bolaffi di Torino che, come hanno riportato le agenzie di stampa, ha chiuso con un realizzo record di 1,3 milioni di euro. Sono state aggiudicate a 50mila euro, diritti inclusi, cinque bottiglie di Musigny Grand cru 2002, Domaine Leroy.
L’amministratore delegato della casa Filippo Bolaffi ha dichiarato: «Asta dopo asta il risultato è sempre migliore, grazie alla fiducia di clienti che, da tutta Italia, ci considerano il loro punto di riferimento per vendere le proprie collezioni».

Al di là di questi numeri da capogiro sono utili alcune considerazioni. Innanzitutto cresce fortemente l’interesse del pubblico verso questo particolare settore. La sala d’aste torinese era affollata e, sin dall’inizio, i rilanci erano rapidi e continui, anche tramite telefono o via Internet. In particolare, i lotti di maggior pregio erano combattuti: una bottiglia di Barolo 1936 di Aldo Conterno è volata in un attimo da 250 a 600 euro.

Tornando in Francia, una bottiglia di Romanée-Conti Grand cru 1937 Côte de nuits è stata battuta a 14.150 euro, mentre una selezione del Domaine d’Auvenay 2002 Côte de nuits composta da sei bottiglie di Bonne-mares Grand cru e sei di Mazis-Chambertin Grand cru è stata aggiudicata per 28.300 euro.

Non scherzano neppure i produttori italiani, come sempre con Piemonte e Toscana in prima linea. Citiamo sette magnum di Barolo Monfortino riserva 2008 di Giacomo Conterno venduti a 10mila euro e sei bottiglie di Masseto Bolgheri 2004-2009 battute a 5.250 euro.

Un fatto nuovo investe il mondo dell’antiquariato enologico. Si allarga sensibilmente l’interesse degli acquirenti verso nuovi vini, nuove cantine e diversi terroir, anni fa del tutto impensabili. In Piemonte, a parte i nomi storici del Barolo e Barbaresco, sono stati battuti lotti di nuovi produttori: Enzo Boglietti, Armando Parusso, Poderi Einaudi, Dante Rivetti, Roagna i Paglieri, Massolino, Rocche dei Manzoni, Michele Chiarlo. Stesso discorso vale per altre regioni, in primis Veneto e Toscana.
La maggior cultura e l’interesse a tutto campo degli appassionati di vino, con annessi e connessi, porta alla ricerca continua del nuovo e del diverso in un settore quanto mai dinamico. Erano presenti anche i vini di alcune cooperative, lotti di Barbera d’Alba, di Chianti classico, di Valpolicella o di vini con indicazioni di fantasia.  I lotti battuti in due giornate di asta sono stati ben 1.368, a dimostrazione dell’enorme quantità e qualità dei vini offerti.

Lorenzo Tablino

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