La quotidiana fatica di credere nel Risorto

UN PENSIERO PER DOMENICA – 15 APRILE – TERZA DI PASQUA

Al centro delle letture liturgiche nelle domeniche dopo Pasqua c’è sempre, paradossalmente, la fatica di credere nella risurrezione di Gesù Cristo. Arrivare a credere non è stato facile nemmeno per i discepoli più vicini a Gesù, anche se l’evangelista Luca, nella sua grande bontà d’animo, cerca pateticamente di giustificarli: «Poiché per la gioia non credevano ancora» (24,41). Il cammino di fede non prevede nessun fanatismo, contempla piuttosto dei cammini molto concreti e che sono alla portata di tutti. E proprio nelle letture bibliche proposte per la terza domenica di Pasqua vengono rappresentati alcuni passaggi obbligati di questo itinerario.

La quotidiana fatica di credere nel Risorto
Cristo risorto, antifonario camaldolese (XV secolo)

Gesù risorto non fa grandi miracoli; ormai deve bastare il miracolo della sua risurrezione. Quando appare, Gesù sta in mezzo ai suoi, mangia con loro, condivide la fatica del cammino dei due discepoli diretti a Emmaus, illumina i momenti di incontro: le piccole-grandi gioie della vita.
La fede pasquale non è nulla di più, ma nemmeno nulla di meno di questo: saper cogliere la presenza del Signore risorto nella vita di tutti i giorni, nelle persone che ci stanno vicino, con le quali camminiamo e prendiamo i pasti; persone che possiamo anche toccare, persone con ferite aperte che possiamo accarezzare.

Gesù guida alla fede attraverso la Parola. La sottolineatura di Luca è chiarissima: «Aprì loro la mente per comprendere le Scritture, [con precisi riferimenti alle cose scritte] nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Purtroppo non possediamo nessuno di questi “commenti” biblici di Gesù. Sappiamo però che essi hanno alimentato la fede pasquale della comunità.
L’intelligenza delle Scritture si contrappone nettamente all’ignoranza di esse. Proprio questa ignoranza, secondo le parole di Pietro (At 3,17-19), fu la causa del rifiuto di Gesù da parte dei suoi contemporanei, fino alla sua condanna a morte.

Altra tappa obbligata nel cammino di fede pasquale è una vita nuova. Sia Pietro che Giovanni (1Gv 2,1-5) insistono sulla conversione e sul cambiamento di vita che devono in qualche modo certificare e rendere visibile la fede pasquale.
Un vero cambiamento della persona implica il perdono dei peccati – cancellati dalla croce di Gesù –, la riconciliazione con Dio e una vita nuova, incentrata sulla legge dell’amore e sul rispetto dei comandamenti. Anche dopo Pasqua questi continuano a essere i riferimenti fondamentali per camminare da “risorti con Cristo”.

Lidia e Battista Galvagno

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